Biografia di Gesù Secondo i Vangeli di Gianfranco Ravasi
Per il cristiano, Gesù è un nome invocato dal fondo della disperazione, è un nome che inquieta la coscienza degli uomini, ma che può donare anche fiducia al credente. Gianfranco Ravasi
Nel corso della mia formazione spirituale più volte ho avuto l’opportunità e il desiderio di soddisfare la curiosità di conoscere, in maniera più ravvicinata, la vita di Gesù. La prima volta, durante gli anni giovanili, avvenne con la Storia di Cristo del poeta e saggista Giovanni Papini scritto nel 1921 e in seguito, oltre ai due volumi del teologo Joseph Ratzinger e papa emerito Benedetto XVI Gesù di Nazaret (edito nel 2011) e L’infanzia di Gesù (nel 2012), con Il Vangelo secondo Gesù dello scrittore portoghese José Saramago (pubblicato nel 1991).
Tre letture significative di autori, completamente diversi, che hanno lasciato ugualmente il segno di approfondire la storia, gli eventi essenziali dell’esistenza, non solo storica, di Gesù, intrigante figura di «maestro di vita», un personaggio la cui biografia è stata oggetto di attenzione, di studio e di ricerca da parte di illustri letterati, filosofi, come Ernest Renan, il giovane Fiedrich Hegel, François Mauriac, Luigi Santucci e altri.
Con l’ultimo libro dell’autorevole biblista ed ebraista, Gianfranco Ravasi, teologo abituato a percorrere con sapienza i testi biblici, Biografia di Gesù. Secondo i Vangeli (Raffaello Cortina editore) la mia sete di conoscenza continua ad alimentarsi perché, come scrive l’autore nell’Introduzione, la vita di Gesù in questo testo è redatta, seguendo i quattro Vangeli, che «non sono libri di storia ma si interessano alla storia di Gesù», e narrata e descritta tenendo conto, attraverso le efficaci parole (i discorsi) e i gesti sorprendenti (i miracoli) di Gesù, del delicato equilibrio tra storia e fede ed è condotta con «l’attuale strumentazione esegetica storico-critica e teologica».
Nel primo capitolo del libro All’origine dei Vangeli, considerati documento primario per la storia di Gesù, l’autore nel delineare il profilo biografico di Gesù riporta le scarse notizie rintracciabili negli autori, come Plinio il Giovane, Tacito, Svetonio, Giuseppe Flavio e altri che, nelle loro opere, hanno lasciato tracce sul cristianesimo e su questo personaggio, morto crocifisso nel I secolo in Palestina, al tempo dell’impero romano sotto il procuratore di Giudea, Ponzio Pilato. .
I quattro Vangeli, che non sono libri storici in senso stretto, ben documentano l’ambiente sociale, religioso, geografico e linguistico in cui Cristo parlava e operava; sono fonti preziose, sono ritratti per rappresentare da angolature diverse Gesù di Nazaret, una figura storica concreta la cui predicazione e attività pubblica avvenne nella terra di Galilea, Samaria e Giudea. Nel segnare la storia dell’umanità, i Vangeli che di loro natura sono un intreccio calibrato di storia e fede, assumono la storia per trapassarla e offrirla elaborata non dal punto di vista storiografico ma teologico. Nella elaborazione delle memorie storiche di Gesù i quattro evangelisti dimostrano una libertà redazionale e interpretativa degli eventi narrati
Il Vangelo di Marco, cronologicamente il primo, scritto tra il 65 e il 70 d.C. con un taglio secco e schematico, secondo la tradizione ha raccolto le memorie e la predicazione dell’apostolo Pietro. Il suo progetto teologico-narrativo, che racconta le cose, gli eventi della vita di Gesù, riesce ancora a intrigare il lettore accorto di oggi.
Il racconto apre con Giovanni Battista nel deserto, con il battesimo di Gesù al Giordano e con la scena delle tentazioni di Satana; prosegue, sempre nella prima parte con le scene di tensione, dibattito e controversia con i farisei sul digiuno, sul sabato, e con le parabole e miracoli che avvengono in Galilea.
Nella seconda parte, sulla strada che porta a Gerusalemme, l’evangelista descrive Gesù che ripetutamente parla del suo ultimo destino, della condanna ad essere crocifisso e dell’evento tragico della sua morte sul Golgota. Il racconto si conclude con la solenne professione di fede del centurione romano che riconosce Gesù uomo «Figlio di Dio».
Matteo il pubblicano, diventato discepolo di Gesù, ha scritto il Vangelo in greco e il suo racconto, considerato il più popolare, è una vera e propria testimonianza perché narra ciò che vide con i suoi occhi e udì con i suoi orecchi. L’evangelista apre il suo Vangelo, scritto intorno agli anni Ottanta per i giudeo-cristiani, con la genealogia e l’infanzia di Gesù e formula cinque discorsi che vengono disseminati nel testo.
Il primo discorso è costituito dal «Sermone del monte» delle otto Beatitudini, considerato la Magna Charta del cristianesimo, seguito da una sequenza di dieci miracoli compiuti da Gesù che sono segni religiosi di salvezza. Il secondo discorso (missionario) si basa su alcune parole chiave, come “inviato”, “accogliere”, che riguardano i discepoli. Il terzo discorso (delle parabole) è caratterizzato dalle dominanti parabole del “seminatore” e della “zizzania”. Il quarto discorso (ecclesiale) riguarda la Chiesa, il primato di Pietro e dei suoi successori, ed è riservato all’intera comunità ecclesiale. Il quinto discorso (escatologico) riguarda il fine ultimo della storia con il grandioso affresco del giudizio finale. L’ultima sezione del Vangelo riguarda la passione, morte e resurrezione di Cristo, eventi capitali della storia del cristianesimo ai quali l’autore dedica un capitolo.
Il terzo Vangelo, il più raffinato dal punto di vista stilistico, è stato scritto, dopo il 70 d.C., dall’evangelista Luca, persona colta e medico di professione, pittore e patrono degli artisti e collaboratore di Paolo. Il racconto lucano, il più lungo dei quattro, che vuole essere un «ordinato resoconto» di dati storici accertabili, di testimonianze e di accurate ricerche, si rivolge al mondo greco-romano al quale presenta la figura di Cristo.
Il racconto inizia con l’infanzia di Gesù, con la scena del dodicenne nel tempio e prosegue con lo snodarsi della predicazione del Battista, del battesimo presso il Giordano e delle tentazioni di satana fino alla morte. La persona di Gesù non è un mito o un simbolo bensì una figura storica. Il suo ritratto è imperniato sulla evangelizzazione, intesa come annunciazione di liberazione dell’evangelo destinato ai poveri, agli ultimi e agli esclusi della terra (emarginati, miseri, malati). Gesù è venuto perché i ciechi riacquistino la vista, gli zoppi camminino, i lebbrosi siano mondati, i sordi odino e i morti risorgano.
Nella quarta parte del suo Vangelo Luca descrive la «lunga marcia» di Gesù verso Gerusalemme, verso la città santa della sua morte. In questo viaggio nascono le parabole del buon samaritano, del figliol prodigo, del misero Lazzaro, del fariseo e del pubblicano.
Nell’ultima sezione del Vangelo, Luca si sofferma sulla passione di Gesù, sulle ore drammatiche della fine con riferimento al «discorso escatologico» e alla meta ultima della storia e si chiude con l‘ascensione in cielo e poi con la risurrezione.
Il quarto Vangelo “spirituale” di Giovanni, il «discepolo amato», è il più grandioso e potente a livello teologico ed è la più antica e certa testimonianza, a noi giunta, del Nuovo Testamento. Composto in greco sullo scorcio del I secolo in Asia Minore si rivolge ai cristiani di matrice ebraica residenti nelle città ellenistiche. Si apre con il prodigioso inno del Prologo, dove il Logos (Verbo, Parola), diventa carne ovvero «il divino si fa storia, l’eterno s’incrocia con il tempo, l’infinito si comprime nello spazio».
Dopo il Prologo innico seguono le parole dei grandiosi discorsi e i sette “segni” miracolosi: il miracolo delle nozze di Cana, quello del figlio del funzionario, del paralitico della piscina di Bethesda, della moltiplicazione dei pani e del cammino sulle acque del lago, del cieco sanato che torna vedere la luce del sole e della risurrezione di Lazzaro. L’ultima parte, che riguarda il racconto della passione e morte di Gesù, si apre nell’orto dei Getsemani e prosegue con il processo giudaico e quello romano.
Nel tessuto narrativo del libro l’autore dedica un capitolo anche sull’infanzia di Gesù esaminando le pagine che i due evangelisti Matteo e Luca riservano all’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria e a Giuseppe, ai pastori e ai magi della nascita di Gesù.
Un altro capitolo è riservato alle Parole dure, radicali e assolute di Gesù, considerato, nella sua predicazione ambulante, un oratore affascinante nei solenni e grandiosi discorsi teologici (riportati nei quattro Vangeli), affidati a parabole e a racconti simbolici. Le parabole esaminate riguardano il Figliuol prodigo, Il buon samaritano che mettono in risalto il messaggio cristiano dell’amore.
Molto originale, nel libro, è il capitolo sulle Mani di Gesù che toccano ripetutamente corpi malati, devastati dalla lebbra e dalla cecità di persone sofferenti. L’autore, soffermandosi sull’attività taumaturgica di Gesù, sostiene, attraverso una ricerca storiografica sui miracoli operati, una sostanziale storicità dell’azione prodigiosa delle sue mani.
La stimolante lettura del libro di Ravasi, Biografia di Gesù, riserva ai suoi numerosi lettori piacevoli sorprese per la scelta dei contenuti, per le considerazioni interpretative, per la profondità delle argomentazioni e delle informazioni che sorreggono l’impianto narrativo del ritratto di Gesù e il commento dei principali episodi della sua vita, costellata di parabole e discorsi, ricolmi di umanità e di spiritualità.
Il libro di Ravasi, che è una esegesi ragionata e appassionata, si legge come un racconto avvincente per la sua semplicità e scorrevolezza.
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