FOTO/ Bimba venduta per 20.000 euro e restituita perché mulatta, la triste storia della neonata salvata dalla Squadra Mobile di Latina

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LATINA – Una storia terribile e agghiacciante. Due giorni di indagini serrate degli agenti della squadra Mobile di Latina diretti dal Dottor Antonio Galante. Una corsa contro il tempo per salvare una neonata di pochi giorni venduta e poi restituita alla madre.

LA VICENDA
Tutto nasce dalla segnalazione dell’ufficio anagrafe del Comune di Latina. Poche righe stringate che raccontavano come a metà marzo si fosse presentata una donna a chiedere informazioni per la registrazione di una nascita avvenuta da poco, senza però dare seguito all’atto nei giorni successivi.
Una circostanza che ha portato alla segnalazione del fatto alla Procura della Repubblica e di rimando anche alla Squadra Mobile di Latina.
Alla lettura delle poche righe il capo della Mobile, il dottor Antonio Galante, salta sulla sedia e capisce che può esserci sotto qualcosa di grave.
Che fine ha fatto la bambina che doveva essere registrata all’anagrafe di Latina? Chi sono i suoi genitori? Dov’è stata partorita?
Domande a cui tra la notte del 13 e l’alba del 15 Marzo tentano di dare una risposta gli uomini della Questura.
È una corsa affannosa e frenetica contro il tempo…………….

LE INDAGINI
Viene rintracciata la presunta partoriente: Francesca Zorzo di Borgo Podgora un marito in carcere con una condanna definitiva per droga, che per legittimare la sua gravidanza aveva anche acquistato una pancia finta su Amazon.
La bambina non è più con lei: dopo pochi giorni è stata restituita alla madre naturale.
Il perché non è chiaro, forse un ravvedimento tardivo o forse come sospettano gli investigatori perché la bambina è mulatta e per la donna sarebbe stato difficile giustificarne la maternità.
In ogni caso è la Zorzo a fornire un primo importante indizio agli uomini della Mobile nella frenetica ricerca della bimba: il parto è avvenuto ad Anzio a metà Febbraio.

L’OSPEDALE PASSATO AL SETACCIO
Fiduciosi che la chiave del mistero possa essere racchiusa proprio tra le corsie del nosocomio del litorale romano, i poliziotti iniziano a scavare e scartabellare tra le nascite di quel periodo.
L’ospedale viene messo sottosopra, vengono ascoltati i testimoni e riemerge la vicenda di una bimba che in un primo momento non era stata riconosciuta dai genitori.
Qualche giorno dopo però è la mamma naturale, Nicoleta Tanase a presentarsi per il riconoscimento insieme al sedicente padre, tale Berrzzouk Youssef.
Una circostanza che mette in allarme i medici e le infermiere del reparto maternità dell’ospedale di Anzio.
I sanitari non sono affatto convinti che l’uomo sia il padre naturale della bimba.
Così convincono la madre a riconoscere la bimba da sola e annotano diligentemente il nome dell’uomo.

CACCIA ALL’UOMO AL NICOLOSI
Berrzzouk Youssef è un marocchino che vive a Latina, in via Corridoni, nel quartiere Nicolosi.
Risulta irrintracciabile in un primo momento, ma la determinazione degli uomini della Mobile non conosce ostacoli.
Il quartiere viene messo a ferro e fuoco e alla fine Yussef viene rintracciato.
L’uomo racconta di essersi interessato alla vicenda adoperandosi per dare una mano ad una conoscente, ma gli investigatori sospettano che dietro ci sia una presunta vendita della neonata per una cifra pari a ventimila euro.
In ogni caso incalzato dalle domande degli uomini della Squadra Mobile Youssef riferisce che la bambina sarebbe ora di nuovo con la mamma in una zona non meglio precisata tra Anzio e Nettuno.

LA RICERCA E IL RITROVAMENTO: UNA FOTO SU WHATSAPP PER IL LIETO FINE
Determinati a ritrovare la bimba per darle un assistenza sicura, gli agenti della Questura passano al setaccio i quartieri popolari delle due cittadine del litorale.
È una corsa contro il tempo. Alla fine la madre naturale, Nicoleta Vergica Tanase, viene rintracciata ma la bambina non è più con lei.
Si teme il peggio, ma fortunatamente la donna si apre e si confida con le collaboratrici del dottor Galante.
La bimba sarebbe col padre naturale, un richiedente asilo del Mali, in una zona popolare di Tor Vergata a Roma.
È qui che la neonata viene rintracciata, in un appartamento dove il padre vive con altri connazionali.
La bimba è in buona salute, curata e accudita. Una foto su WhatsApp sul cellulare del dottor Galante con la neonata tra le braccia degli agenti attesta il lieto fine della vicenda.

LE ACCUSE PER I TRE PROTAGONISTI 
Nessun lieto fine invece per i tre protagonisti adulti della storia. Francesca Zorzo, Nicoleta Vergica Tanase e per il presunto intermediario Berrzzouk Youssef.
I tre questa mattina, dopo le indagini coordinate dal Pm Gregorio Capasso, sono finiti agli arresti domiciliari su mandato del Gip Matilde Campoli e ora dovranno rispondere delle accuse di tentativo di alterazione di stato civile, nonché dei reati specifici di cui alla legge 184/83 previsti all’art. 71, comma 1, 3, 5 e 6, che, nell’ambito della disciplina sull’adozione dei minori, di fatto puniscono, a vario titolo, tutti coloro che alienano o acquistano o fanno opera di mediazione, in danno di un minore.


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