“Billy”, nelle sale dal I giugno, è un’istantanea del nostro Paese che riesce a mantenersi continuamente in uno stato di equilibrio mobile

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Titolo: Billy

Genere: commedia, drammatico

Durata: 97 min

Regia: Emilia Mazzacurati

Soggetto: Emilia Mazzacurati

Sceneggiatura: Emilia Mazzacurati

Musiche: Alessandro “Asso” Stefana

Produzione Paese: Italia, 2023

Cast: Matteo Oscar Giuggioli, Carla Signoris, Giuseppe Battiston, Alessandro Gassmann, Benedetta Gris, Carlotta Gamba, Roberto Citran, Sandra Ceccarelli, Andrea Busellato, Kristina Hermin, Bruno Pettenello, Agata Lorenzoni, Jabari Cogotti, […]

Film d’esordio della giovanissima regista Emilia Mazzacurati (figlia del compianto Carlo), “Billy” è un racconto suggestivo di sentimenti reali, è un road movie di un giovane diciannovenne in continua contraddizione con se stesso. A nove anni era un bambino prodigio avendo inventato e condotto un podcast di musica di successo, ma questo suo ricordo è diventato assillante e anche avvilente in quanto non riesce più a creare niente. Billy (Matteo Oscar Giuggioli) vive in una casa di un quartiere residenziale ed è soggetto alle continue premure affettive della stravagante e umorale madre Regina (Carla Signoris), perché suo padre è andato via quando ancora era molto piccolo, tant’è che non ne conserva il minimo ricordo. Billy senza manifestarlo è innamorato di Lena (Benedetta Gris), una ragazza vicina di casa, e soffre di attacchi di panico che lo fanno svenire, per fortuna di rado. Un giorno con sua grande sorpresa incontra Zippo (Alessandro Gassmann), un rocker di successo, capellone e bizzarro, che Billy, durante l’infanzia, ascoltava e ammirava e del quale non seppe più niente dopo che se la dette a gambe durante l’esibizione di un concerto. Zippo, come il padre di Billy, ha abbandonato i suoi figli e ora vive come ospite nella casa di Massimo (Giuseppe Battiston), un vigile del fuoco che paradossalmente ha la fisima del fuoco. Dall’incontro di Billy e Zippo scaturisce subito un parallelismo anche se il verso di uno è opposto a quello dell’altro. Tra di loro nasce inaspettatamente qualcosa di profondamente nuovo, che li coinvolge sentimentalmente, e che intrinsecamente muta l’animo di ciascuno dei due incidendo sul prosieguo della loro vita. Forse l’uno vede nell’altro il padre mai avuto e l’altro vede nell’uno i propri figli, di cui gli viene il rimpianto. E tutto questo avviene nel lasso di tempo che la Luna impiega a compiere una rotazione completa attorno alla Terra.

“Billy” è un racconto pervaso di contraddizioni umane, ambientato in un non-luogo di un Paese come l’Italia, da cui si sente il desiderio di scappare e nel contempo ci vuole coraggio per rimanere, stando così in balia del succedersi degli eventi; in un non-luogo di padri senza figli come Zippo, e di figli senza padri come Billy, e in un non-luogo dove le mamme sono rimaste bambine come Regina e di bambini adulti come Billy che, infatti, gioca con i bambini di otto anni come il suo migliore amico Roberto, fratello della sua amata Lena.

“Billy”, di cui Emilia Mazzacurati ha scritto una sceneggiatura lontana dai paradigmi consueti,  fa una disamina, a volte divertente e a volte drammatica, di tematiche sociali attuali: quella della solitudine, quella della famiglia disgregata, quella del disorientamento esistenziale, quella delle fisime contraddittorie, quella del tirare  a campare senza porsi il problema di inseguire il futuro, quella di rimanere bambini stando aggrappati alla gonna materna, quella di diventare maturi rapidamente in seguito a grevi eventi inaspettati che scuotono profondamente l’animo e lo modificano, quella degli adulti che ricevono suggerimenti dai giovani. In “Billy” la regista mette in risalto anche la forza interiore della donna confrontata con la fragilità dell’uomo, e il legame delle vicende della vita con l’andamento periodico delle fasi lunari: dalla Luna calante fino a quando essa diventa “quasi” piena. In quel “quasi”, infatti, c’è l’incompletezza della vita, che si svolge alla ricerca della felicità senza sapere realmente la felicità cosa sia e il cui dispiegarsi si aggrappa a entità metafisiche per dare una risposta alla vita, risposta che non c’è. Vita che si svolge senza una guida in balia del succedersi degli eventi, come può essere un incidente d’auto che manda un essere umano all’altro mondo riducendolo in cenere, ovvero in un’entità inerte e amorfa che esprime la fallacia della vita. “Billy” diventa così un film metafisicamente realistico sulla vita, che racconta l’assenza di punti di riferimento, cioè di quei genitori, che dovrebbero dare un verso ai loro figli invece di scappare, e di quei valori, che sono divenuti ormai incerti e instabili in una società che scorre fluidamente senza avere una forma propria in contrapposizione alla Luna che invece segue il suo eterno corso. Da tutto questo comunque sembra emergere e consolidare la dottrina dei contrari di stampo eracliteo, teorizzata circa venticinque secoli fa, secondo la quale il divenire è appunto conseguenza dell’eterna diatriba fra le contraddizioni sia individuali che sociali compendiate nella frase: siamo e non siamo, siamo genitori e non lo siamo, siamo figli e non lo siamo, ecc. .

“Billy” è in definitiva la descrizione di un non-luogo di un Paese in cui la vita si svolge sul filo del rasoio perché sta in equilibrio mobile (concezione che ricorda un principio chimico fondamentale che si può applicare anche in qualsiasi contesto: sociale, economico, politico, scientifico, ecc. ), rimanendo pur sempre instabile per il carattere adattativo e contradditorio dei suoi abitanti.

“Billy” è un film senza pretese che però evidenzia il temperamento e la sagacia di una regista di promettente successo, tant’è che è stato l’evento di chiusura della XLI edizione del BFF-Bellaria Film Festival e sarà nei cinema a partire dall’1 giungo 2023.

Francesco Giuliano


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Francesco Giuliano
Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).