La famiglia Duprè a Latina viene accostata al mondo dei pneumatici, sono stati tra i primi a inserirsi commercialmente in quel settore in una città appena nata. Il basket è stato il primo sport praticato da Pierino che giocava nel lontano 1966 con la squadra di Prima Divisione della Cestistica Latina allenata dal solito Pino D’Alessandro. Ricordo che con Piero giocavano Costantino, Croatto, Fabbri, Vanini, Roccia, Pagnozzi. Pierino non si tirava mai indietro nel difendere su avversari pericolosi mettendo in campo una grinta leonina. Il ritorno della palla a spicchi in casa Duprè è avvenuto nel 1981 quando Cesarino Frerè si è recato da Piero nella sede di Viale 18 Dicembre a Latina per proporgli di sponsorizzare una squadra appena allestita, partecipante al campionato di Promozione. Duprè, sempre molto generoso, rispose subito affermativamente preso tra gomme e coffe che preparava certosinamente per andare a pesca, il suo hobby preferito. La Renault 5 di colore rosso che guidava con disinvoltura era una sorta di mercato ittico. Un sabato pomeriggio mi trovavo con lui sul lungomare di Nettuno, reduci da Anzio dove avevamo incontrato l’avvocato Argenziano, titolare della ditta Mulat che allora supportava economicamente il Napoli basket in serie A1. La polizia stradale alzò la paletta rossa, Piero si fermò senza battere ciglio. Gli agenti gli chiesero patente, libretto ed altri documenti, ci guardammo in faccia ed eravamo sprovvisti di tutto.Gli agenti si mostrarono comprensivi, mettendosi subito in contatto via radio con i colleghi di Latina che conoscevano bene Piero, dissero che era una brava persona ma un poco distratto. Tutto finì con la raccomandazione:” Ricordatevi la prossima volta dei documenti.” Quando un funzionario della Federazione ItaLiana Pallacanestro venne a Latina per interrogarci su alcune pratiche non completate, io e Piero lo ricevemmo al bar Jolly in piazza della Libertà, ci sedemmo ad un tavolino e cominciammo a discutere di carte federali. Io me la cavai abbastanza bene essendo pratico di documentazioni del cesto. Tra i membri del consiglio direttivo della società avevamo inserito Tony Franciosa, detto “Scopastanca”, era un personaggio appassionato di musica arrivato dagli Stati Uniti, sempre in coppia con Umbertino Duprè, amico fraterno. Il solerte funzionario Fip decise di convocare immediatamente Franciosa – noto in città per allietare matrimoni, cresime e prime comunioni – per sentire la sua versione sui fatti. Pierino Duprè, improvvisamente, disse: “Dottore non lo svegli a quest’ora, nel primo pomeriggio, è un tipo che si incazza facilmente”. Il rapporto tra noi e il funzionario divenne sempre più amichevole tanto che non fu riscontrato nulla di grave nel nostro comportamento. La sentenza arrivò dopo un mese, pienamente assolutoria. Il furbo Pierino, prima di salutare l’ormai amico di provenienza capitolina, guardò la sua Alfetta. “Dottore – gli disse – una persona come lei non può circolare con le gomme così lisce, venga immediatamente nella mia officina, le praticherò un buono sconto”. Finì così. Umbertino Duprè, invece, era una accanito tifoso della Duprè Gomme, a Latina era amato da tutti, sempre stravagante e gioviale con il suo cappellino in testa, pronto alla battuta, frequentatore abituale del bar AS in via Isonzo. Il mitico Umberto quando prese in gestione il distributore dell’ Aci con Tony Franciosa ogni tanto si assentava e in quel momento i latinensi ne approfittavano per fare benzina gratis, beati loro. Quano Umberto si sposò a Leningrado con una bella donna russa fu veramente uno sballo. Non conoscendo la lingua le parole per gli invitati italiani erano difficili da comprendere. Umberto si era accordato con il fratello Nino; se avesse battuto la mano sulla sua spalla destra avrebbe dovuto dire si, sulla spalla sinistra no. In un momento di distrazione il buon Nino ha sbagliato spalla, tutti inizialmente sono rimasti stupiti, poi sono scoppiati a ridere in municipio a Leningrado. I rapporti di Umberto con l’URSS si intensificarono, tanto che l’ambasciata sovietica a Roma gli concedeva sempre meno visti nel paese dell’Est, forse insospettiti. Umberto – stufo di quest’atteggiamento – vista l’origine francofona del suo cognome si presentò in un bar nei pressi dell’ambasciata russa e grazie ad un telefono a scatti chiamò arrabbiatissimo un addetto diplomatico. Le sue parole furono eloquenti: “Qui ambasciata francese perché non dare visto a messier diupreeee, messier diupreeeee?” Umbertino ha aspettato un mese, poi finalmente ha raggiunto l’URSS.
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