Nicola Bianchini, la maglia nerazzurra dell’Ab Latina, l’intitolazione del palasport di via dei Mille. Classe 1960 – nato a Rovigo – il giovane cestista ha iniziato a giocare a basket a undici anni, dopo aver mosso i primi passi nel calcio, all’oratorio salesiano Don Bosco. Era un furetto pronto al gol in area di rigore, indossando una maglia del’Inter. Nicola conobbe poi il minibasket, rimase colpito da un gioco che sembrava adatto a lui tanto da diventare ben presto il leader di una formazione che disputò a Caserta le finali del famoso Trofeo Coca Cola, davanti a due califfi del basket italiano come Gavagnin e Maggetti. Passando alla categoria superiore, Nicola trovò un grande affiatamento in campo con Marco Guratti che allora giocava in post alto data la sua altezza. I due avevano trovato un’intesa quasi perfetta con il pick and roll e back door a far bella mostra. Belli a vedersi con gli avversari impreparati nel difendere. Il fosforo di Bianchini lo fece diventare playmaker di grande talento, distributore di assist a ripetizione. Esordì – appena sedicenne – in serie B nel novembre del 1976 nei corso del confronto tra Ab Latina e Viola Reggio Calabria al Circolo Cittadino. Coach Luciano Marinelli decise di gettarlo nella mischia senza pensarci tanto, il Latina vinse e Bianchini fu tra i protagonisti. Massimo Moizo – allenatore dei reggini – disse ai suoi giocatori: . La carriera di Nicola non si è mai interrotta. Ha ottenuto, con la mia guida in panchina, successi sia con la prima squadra che nel settore giovanile, raggiungendo nel 1973 le finali nazionali dei Giochi della Gioventù a Roma e nel 1974 quelle del Trofeo Ragazzi a Roseto degli Abruzzi. Il biondo play faceva impazzire gli avversari, giostrando con diversi ritmi di gioco durante la partita a seconda delle circostanze. Bianchini era molto amato in città, lavorava come commercialista, ha sposato la cestista Roberta Carpentiero. E’ scomparso improvvisamente nel maggio del 1994.
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