Basket amarcord, la 24 Ore di basket al PalaBianchini

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Latina è stata protagonista nei primi anni Ottanta di alcune partite che duravano 24 ore al PalaBianchini, in campo formazioni molto agguerrite. Una volta un confronto è finito con un punto di scarto, qualcosa di incredibile. Irene treleani con la sua penna raffinata ci fa rivivere con entusiasmo quei momenti esaltanti
Scrive Irene: “ Ma come si mette in campo una 24h. di basket e come si vive 24h. in un palazzetto?
A pensarci oggi direi che ci vuole un buon numero di pazzi, almeno un centinaio, forse più, tra le due squadre, il gruppo arbitri ed i segnapunti.
Fu un passa parola piuttosto veloce e fu facile trovare gli sponsor, perché, comunque, tutto ha un costo, ad iniziare dalle colazioni, pranzi e merende.
D’altronde una 24h. possiede una regola essenziale: ” Chi entra non esce ” e devi sopravviverci in quell’impianto.
Dato per scontato che a quella Serie B nessuno negava qualcosa, il buon Bruno Miglioranza, eccelso custode del PalaBianchini nonché padre putativo dell’intera banda, pur facendosi il segno della croce, ci accolse ridendo.
Alle 19:30 di quel sabato ci trovammo già sparsi nell’impianto, a me toccava l’organizzazione del tavolo.
Il referto poggiava su tre tavoli, un lunghissimo foglio che avevamo elaborato il giorno prima, due segnapunti per evitare di correre da un capo all’altro del tavolo, nessun cronometrista, il tempo non si sarebbe fermato, il cronometro partì impostato per 24h. avrebbe suonato alle 20:00 del giorno dopo.
E mentre il primo quintetto gioca, gli altri che fanno?
Fanno uno spuntino, giocano a tressette, sistemano le brandine per la notte, fanno le fusa con la pupa del momento, si beve caffè, tanto caffè.
I thermos di caffè facevano siepe intorno al campo.
Fino alle 2:00/3:00 di notte è ancora tutto umano, la stanchezza ancora si regge; i giocatori salgono e scendono dagli spogliatoi, si cambiano e dormicchiano sulle brandine, il cambio c’è ogni 2/3 ore, il ritmo non è mai blando, non sentiranno le gambe per una settimana, ma ancora non lo sanno e tutto è happy shalala…
L’alba con il nuovo sole spuntò dai finestroni del PalaBianchini a ricordarci che non eravamo neanche a metà strada, ma alle 8:00 arrivarono le colazioni, decine di cartoni contenenti cornetti ci addolcirono l’inizio del nuovo giorno…
Fu una lunghissima giornata, con un punteggio che ormai aveva oltrepassato le centinaia da entrambe le parti, un pubblico curioso andava e veniva, inutile dire chi la vinse, ma la Serie B s’era ” sistemata ” la squadra e non ce ne fu per molto.
Quando suonò la sirena e la voce di Miglioranza ci urlò ” annatevene a casa “, eravamo cotti da dormire per due giorni di fila, ma tanto doveva essere e tanto fu”.


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Paolo Iannuccelli
Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.