ARTURO ACCETTOLA
Quali erano i giocatori per i quali tifavano i tifosi nerazzurri all’inizio della mia carriera cestistica a Latina? Erano gli anni d’oro della Pallacanestro Latina che disputava il campionato di serie C nazionale sul campo all’aperto dell’arena del Circolo Cittadino. Pino D’Alessandro, in quel periodo, aveva ingaggiato molti giocatori capitolini di elevato spessore e notorietà. La mattina della domenica, alle 11 in punto, tutti in prima fila e in tribuna per tifare la squadra di casa. Il coro era sempre lo stesso: “Olio, petrolio, benzina e minerale per battere il Latina ce vo’ la Nazionale”. Noi giovani cestisti in erba tifavamo naturalmente per la squadra di casa che divertiva con il suo gioco in velocità. Per noi era importante imparare i movimenti offensivi e difensivi che poi provavamo solitari in allenamento. Eravamo curiosi nel guardare le evoluzioni di giocatori provenienti da una scuola tecnica come quella romana che vantava una solida tradizione ed era considerata tra le migliori in Italia sia in campo maschile che femminile. Il leader del movimento in terra pontina, sulla sponda Pallacanestro Latina – dall’altra parte giocavano gli oratoriani del COS guidati da Marinelli – era senza dubbio Arturo Accettola, beneventano come Pino D’Alessandro ma residente a Roma dove insegnava educazione fisica. Arturo, talvolta, fungeva da allenatore-giocatore quando il coach “Pucci” Riccardi era impegnato a guidare la Fiamma Roma. Accettòlaprima di raggiungere l’Agro Pontino aveva vestito la casacca del Ex Massimo Roma in Seria A, il secondo campionato italiano dopo la Prima Serie dove giocavano Ignis Varese e Simmenthal Milano. Chi erano gli idoli di allora? Tanti bei nomi del firmamento cestistico laziale, cresciuti sotto la spinta di grandi allenatori come Perrella, Ferrero, Primo, Costanzo, Gonzales. E’ facile ricordare Accettola, Chiolo, Piras, Buttinelli, Casoli, Limone, Parmeggiani, Uicic, Marzi, Ermini, uniti ai latinensi Mascetti, Pozzana, Bosizio, Rocca e Recanatesi. Da Benevento erano arrivati Musco e Di Gioia, da Scauri Calenzo. Arturo Accettola era il re del tiro in sottomano dopo aver eseguito una penetrazione verso canestro. Singolare era il suo movimento a due mani con doppio avvitamento o tiro in rovesciata. Santo Uicic era un pivot di origine istriana dotato di indubbia elevazione ma troppo polemico con le coppie arbitrali, tanto da subire una lunga squalifica dopo un infuocato incontro a Foggia. I nerazzurri, dopo la sconfitta nella Puglia, furono costretti a disputare uno spareggio a tre per ottenere la promozione in serie B a Napoli insieme a Cus Palermo e Foggia. Si giocò a prote chiuse a causa dell’atteggiamento tenuto in precedenza da Uicic. Fu la formazione del Palermo a guadagare la promozione. I dirigenti si “innamorarono” di Giancarlo Casoli che giocava nel ruolo di ala tirando da una posizione praticamente impossibile tra le intersezioni del terreno di gioco. Pino D’Alessandro cedette gratuitamente il giocatore alla formazione universitaria peloritana con l’impegno di seguirlo durante gli studi. Lo spettacolo più affascinante veniva offerto in qeul periodo a metà degli anni Sessanta dalla coppia di playmaker formata da Limone e Parmeggiani che, intercettato un pallone, volavano a canestro con passaggi da manuale. Nella Pallacanestro Latina arrivò per un breve periodo il play Roberto Iucci che aveva giocato con il COS. Tutti questi giocatori di talento erano prodighi di consigli verso noi ragazzi del settore giovanile, non mancavamo mai di chiedere delucidazioni su determinati movimenti. La voglia di imparare era tanta, aumentò quando allo stadio comunale di Latina si esibirono i famosi Harlem Globetrotters con in campo il fenomenale Lemon. D’Alessandro nel 1968, insieme al presidente Pasquale Stefanelli, decise di disputare il campionato di Serie D ingaggiando quattro atleti che frequentavano la scuola centrale dello sport all’Acquacetosa a Roma. Si trattava di Vitti, Iaci, Rigatti, Russo insieme all’emergente Mascolo e Baldas, play di spiccata intelligenza e dispensatore di assist.
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