Abbiate fiducia nel progresso, che ha sempre ragione, anche quando ha torto, perché è il movimento, la vita, la lotta, la speranza. Filippo Tommaso Marinetti
Il futurismo è stato il movimento artistico, letterario, musicale e politico di avanguardia del Novecento, fondato dallo scrittore e poeta Filippo Tommaso Marinetti (1896-1944), che propugnò un rinnovamento radicale dell’arte e del costume e il rifiuto clamoroso della cultura accademica (cosiddetto “passatismo” benpensante e borghese) e dei linguaggi artistici tradizionali. L’atto di nascita è costituito dal Manifesto del futurismo che Marinetti pubblicò in Francia, a Parigi, nel febbraio del 1909 sulla rivista Le Figaro.
L’ideatore del movimento, che fu dapprima tutto italiano e poi europeo, scrisse: «È dall’Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di travolgente e incendiaria violenza, col quale fondiamo oggi il Futurismo, perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari». Il Futurismo italiano ebbe un posto di tutto rispetto nel contesto delle avanguardie internazionali, con le quali ebbe precoci e frequenti rapporti con scambi di idee innovative e progetti avveniristici.
Il Futurismo, come avanguardia storica del Novecento, aveva come scopo essenziale quello di rompere con il passato, di denunciare strutture stilistiche tradizionali, di opporsi a una situazione espressiva logora e consunta che impediva ogni nuova scelta di stile e di linguaggio. Come movimento rivoluzionario, con i manifesti, le serate nei teatri, le letture provocatorie di versi, con i dibattiti e proclami, cercò di istituire il nuovo, di scoprire strade espressive più vitali e nuove possibilità di discorso.
Come fattori di rinnovamento radicale, i futuristi esaltarono il mito della velocità, il dinamismo della società moderna, della violenza rigeneratrice con il culto esclusivo della modernità, dell’energia, del progresso tecnologico, della meccanica, della civiltà delle macchine e anche dell’aggressività, della sopraffazione e della guerra.
Espressioni tipiche del Futurismo furono le parole che si trovano nel primo Manifesto del movimento: «Un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia», oppure quelle espresse dall’artista, pittore e compositore futurista Luigi Russolo: «Meglio il rumore di tram, di motori a scoppio e di folle vocianti che, per esempio, l’Eroica e la Pastorale».
Il Futurismo con l’ideologia, con la poetica e soprattutto con la sua estetica, basata su nuove regole e ritmi, influenzò la pittura come la poesia, l’abbigliamento come la musica, il teatro come la pubblicità. I futuristi furono influenzati dall’anarchismo del sociologo Georges Sorel e animati da una concezione vitalistica con riferimenti al pensiero filosofico di Bergson e Nietzsche.
Nel campo della letteratura, con il Manifesto della letteratura futurista, si affermò il principio delle «parole in libertà», con il quale poesia e prosa erano libere dai legami della sintassi, della metrica tradizionale e della punteggiatura.
Nel campo della pittura gli artisti, per rendere il movimento delle cose nello spazio e nel tempo, moltiplicarono e scomposero il colore e la forma dell’immagine, abolirono le regole della prospettiva tradizionale e si servirono della linea che con le sue molteplici traiettorie costituivano un prolungamento dell’oggetto.
I principali rappresentanti del Futurismo furono i pittori Umberto Boccioni (1982-1916), Giacomo Balla (!871-1958), Carlo Carrà (1881-1966), Gino Severini (1883-1966) il musicista Luigi Russolo (1885-1947) e l’architetto Antonio Sant’Elia (1888-1916). Questo gruppo di artisti, di provenienza e formazione diversa, entrarono in contatto con Marinetti (che risiedeva a Milano), firmarono il Manifesto dei pittori futuristi e furono coinvolti nell’idea di un programma futurista.
Nel 1912 a Parigi si tenne una mostra nella Galleria Bernheim-Jeune, dove si dichiarò: «La simultaneità degli stati d’animo nell’opera d’arte: ecco la meta inebriante della nostra arte. Per far vivere lo spettatore al centro del quadro, bisogna che il quadro sia la sintesi di quello che si ricorda e di quello che si vede».
Fra i raggiungimenti più significativi della pittura futurista si distinguono «gli stati d’animo» dipinti da Boccioni (Gli addii, Quelli che vanno, quelli che restano), mentre nelle altre opere è evidente l’interesse per la moderna società industriale, per l’acceso cromatismo e per l’esaltazione del movimento realizzato mediante l’uso delle «linee-forza».
Giacomo Balla con i suoi celebri dipinti (Dinamismo di un cane al guinzaglio, Bambina che corre sul balcone, Il volo di rondini e La mano dei violinista) affrontò alcuni principi fondamentali del futurismo: l’esaltazione della velocità e il tentativo di rendere il movimento in pittura.
Carlo Carrà, aderendo al futurismo, con alcuni suoi dipinti cercò di rendere in pittura il dinamismo e il senso di velocità come ad esempio nel celebre Il cavallo rosso (Cavallo e cavaliere) in cui scompose la figura e sullo sfondo, per suggerire il senso di velocità, dipinse linee che si muovevano dal centro verso l’esterno.
Il Futurismo è stato con i numerosi e diversi artisti un movimento innovativo tra i più interessanti del Novecento specialmente sul piano plastico, dove ha avuto una notevole influenza in molti settori dell’attività artistica e della comunicazione, compresa la pubblicità.
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