Oggi, mercoledì 6 gennaio, Senato e Camera avrebbero dovuto certiticare pacificamente la vittoria di Biden, ma le cose sono andate diversamente.
Con un’azione senza precedenti nella storia degli Stati Uniti, un gruppo di supporter di Trump ha fatto irruzione nel Parlamento. Dopo averlo circondato salendo anche sulle gradinate, uomini armati hanno sfondato le barricate e hanno superato le forze di polizia al grido di “traditori”. La tensione è altissima, nonostante i tardivi appelli ad “andare a casa ed abbandonare la violenza” lanciati dal Presidente uscente Donald Trump, che ha però ribadito le false accuse secondo cui la vittoria gli sarebbe stata “rubata”. Il suo appello al rispetto delle regole lanciato su Twitter si è concluso senza nessuna esplicita condanna delle violenze, ma con un “we love you”. Tutto ciò, chiaramente, non ha fatto che aumentare e legittimare le azioni dei suoi sostenitori.
All’interno di Capitol Hill si sono verificati anche scontri violenti. Alcuni dei supporter erano armati e ci sono stati dei feriti e un morto. Dalle 6 del pomeriggio fino alle 6 di domani mattina Washington è in corpifuoco per evitare il diffondersi delle proteste. In contemporanea, proteste analoghe si sono verificate anche in altri stati americani.
Durante gli ultimi 4 anni di Amministrazione Trump, complottisti, gruppi di estrema destra e suprematisti bianchi non solo hanno acquisito una rilevanza politica e mediatica senza precedenti, ma hanno avuto, in modo più o meno esplicito, il sostegno della Casa Bianca. Dall’elogio ai “proud boys”, alle simpatie per le teorie del complotto di QAnon, fino alla mancata condanna delle violenze della polizia contro gli afroamericani, Trump è riuscito a lasciare in eredità l’ America più divisa di sempre. Oggi ne vediamo i risultati, una pericolossima minaccia alla democrazia che rischia di lasciare il segno ancora per molto tempo. Per Biden non sarà affatto semplice ricostruire e riuscire ad “essere il Presidente di tutti gli americani”, come dichiarato qualche mese fa nel giorno della vittoria. Le proteste di oggi dimostrano che molti, negli USA, non credono più nella democrazia, ma scelgono una violenza senza precedenti che sa di tentativo di colpo di stato. Si tratta di un segnale pericolossimo, che dall’Europa guardiamo con il fiato sospeso.
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