TERRACINA – In questi mesi che ci hanno separato dal voto che tra qualche giorno i cittadini di Terracina saranno chiamati a esprimere nella cabina elettorale, alcuni di voi mi hanno richiesto di avere più proprietà di sintesi negli interventi.
La sintesi è un esercizio difficile quando si tratta di raccontare la complessità del vissuto politico e amministrativo degli ultimi quattro anni.
Proverò a fare sintesi prima della chiamata al voto affermando, ancora una volta con forza, che quanto successo un anno fa all’amministrazione guidata dal duo Procaccini – Sciscione è una questione che le cronache non hanno registrato neanche in epoca democristiana, quando se ne combinavano una per ogni semestre.
La sostanza centrale che ha condotto al tracollo l’esperienza di Procaccini è stata la sua incapacità nel governare la “truppa” dei consiglieri comunali e degli assessori per profonda inesperienza amministrativa, politica e anche umana.
Evidentemente la capacità di digerire lo stato di conflitto non era prerogativa dell’ex sindaco, che alla prima seria contrapposizione ha preferito arroccarsi sulla poltrona e come “novello Penelope” fare e disfare per mesi una tela con nessun disegno capace di sciogliere il nodo Gordiano dei temi afferenti alla crisi che lo avvolgeva.
Per farla breve: invece di riconsegnare le chiavi del Comune alla decisione dei cittadini ha preferito la tauromachia delle nomine assessorili con figure di civici, semi civici, politici, semi politici, del mondo cattolico e ateo. Non si è fato mancare nulla!
E sul palcoscenico centrale di piazza Municipio si affacciava di tutto e il suo contrario, nel tentativo di rimanere in sella, fino all’alleanza con Sciscione e al gruppo di consiglieri che soltanto pochi mesi dopo lo avrebbe trafitto politicamente, rendendogli pan per focaccia.
Per onestà intellettuale ho il dovere di dire che nel periodo della “folle alleanza” il gruppo di potere, non votato da nessuno, ha tentato anche di fare qualcosa di visibile agli occhi dei cittadini, finalizzando il tutto a meri interessi politici – elettorali.
Com’è noto la fretta e il raccogliticcio fronte amministrativo ha permesso solo di “fare” opere tanto per “fare”, tentare di realizzare quella visibilità che in prospettiva sarebbe poi risultata un prezioso biglietto elettorale per ripresentarsi all’elettorato e dire: vedete, senza i tiranni che vengono da fuori città, noi autoctoni, animati da buoni propositi, riusciamo ad emanciparci e a “fare” cose.
Il realizzato è in ogni modo sotto gli occhi di tutti: opere scadenti, progetti sulla carta spacciati per cantierabili, bilancio comunale in sofferenza, città allo sbando sotto il profilo della manutenzione spicciola, con strade che stanno costando alla comunità migliaia di euro in risarcimenti, arredo urbano fermo al giorno dopo la fine della Grande Guerra, ecc.
Infine, l’arroganza, la supponenza e il delirio di onnipotenza di queste ultime ore spacciato come baluardo ultimo dei valori della terracinesità e dei diritti inviolabili del popolo, che ripetono come un mantra, Sovrano.
Le chiacchiere – ritengo – sono al capolinea, non ci resta dunque che attendere qualche giorno per conoscere la sorte che il POPOLO SOVRANO avrà riservato alle parti politiche scese in campo per affermare i rispettivi valori del BUON GOVERNO per TERRACINA.
Come si dice in questi casi: chi vivrà vedrà.
Gina Cetrone
Lista civica “Sì Cambia”
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