“Ariaferma”, un film che presenta con sagacia un asimmetrico confronto da cui deriva l’umana armonia

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Titolo: Ariaferma

Regia: Leonardo Di Costanzo

Sceneggiatura: Leonardo Di Costanzo, Bruno Oliviero, Valia Santella

Musica: Pasquale Scialò

Produzione Paese: Italia, Svizzera, 2021

Cast: Toni Servillo, Silvio Orlano, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco, Pietro Giuliano, Nicola Sechi, Leonardo Capuano, Antonio Buil Pueyo, Giovanni Vastarella, Francesca Ventriglia, […]

Scriveva lo scrittore portoghese Fernando Pessoa nel Libro dell’inquietudine che il mondo è un carcere. E il film Ariaferma, diretto in modo eccellente da Leonardo Di Costanzo, parla di carcere per parlare dell’uomo e dell’umanità che lo caratterizza. Un carcere è un luogo immaginario, che viene raccontato come metafora della società in cui vegeta la perenne questione delle due opposte fazioni di individui: carcerati e carcerieri, miserabili e virtuosi, uomini e caporali. E ciò fa venire alla mente la famosa frase di Totò Esposito nel bel film Siamo uomini o caporali (1955) di Camillo Mastrocinque: L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali.

In un vecchio carcere fatiscente che dovrà essere dismesso definitivamente, per una questione burocratica rimangono soltanto dodici detenuti in attesa del trasferimento finale sotto la sorveglianza di pochi secondini comandati dall’ispettore Gaetano Gargiulo (Toni Servillo). Ovviamente tutti i servizi, che rientrano nella prassi normale di un carcere, subiscono delle cambiamenti tant’è che i pasti, che prima venivano preparati quotidianamente nella cucina del carcere, vengono forniti preconfezionati da un ristoratore esterno. Ciò determina tra i reclusi un rifiuto del pasto, che risulta disgustoso, facendogli intraprendere uno sciopero della fame proclamato come segno di sfida dal boss Carmine Lagioia (Silvio Orlando). Si viene a creare una situazione che genera per l’ispettore Gargiulo una grave grana da risolvere nel più breve tempo ma che crea, al tempo stesso, una relazione di adiacenza tra reclusi e carcerieri; relazione da cui in un primo momento si evince l’incolmabile divario tra il recluso Lagioia che esplicita con tono sarcastico – È tosto stare in galera – all’ispettore Gargiulo che risponde con senso imperioso:   Io e te in comune non abbiamo niente. In definitiva si evidenzia a fortiori  una relazione da cui traspare quel sentire espresso da Silvio Pellico (1789 – 1854) ne “Le mie prigioni” (1832): Il vivere libero è assai più bello del vivere in carcere; chi ne dubita? Eppure anche nelle miserie d’un carcere, quando ivi si pensa che Dio è presente, che le gioie del mondo sono fugaci, che il vero bene sta nella coscienza e non negli oggetti esteriori, puossi con piacere sentire la vita.

Il racconto, infatti, si esplicita con una nota ottimistica così come commenta il regista: «Il carcere di Mortana nella realtà non esiste: è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri. Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi; è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto. Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film: Ariaferma non racconta le condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere».

I vari caratteri del film – l’attesa, il colore cupo e grigio e la fatiscenza del luogo, la musica, la perfetta prestazione ritmico-espressiva di due grandi attori italiani (Toni Servillo e Silvio Orlando) che riescono a districarsi con grande disinvoltura e naturalezza e a indossare perfettamente le vesti dei due personaggi principali (Gargiulo e Lagioia) – hanno dato sinergicamente al regista proficui strumenti per realizzare un prodotto culturale di alto prestigio.

Il film è stato presentato fuori concorso alla LXXVIII Mostra del Cinema Internazionale del Cinema di Venezia.

Filmografia

L’intervallo (2012), I ponti di Sarajevo (2014), L’intrusa (2017).

Francesco Giuliano


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Francesco Giuliano
Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).