O Giuseppe Conte, o le elezioni anticipate. Rimpicciolita dal fragoroso addio di Matteo Renzi e compagni, la maggioranza giallorossa vede solo due strade. La prima, della quale il premier ha parlato nella serata di ieri con il capo dello Stato Sergio Mattarella, passa per un allargamento e rafforzamento dell’alleanza. E la seconda, il voto in tarda primavera, sarebbe la naturale conseguenza del fallimento del piano A. Perché né il Pd, né i 5 Stelle, si dicono disposti a sostenere esecutivi tecnici, di scopo o di unità nazionale e tantomeno un governo politico con Renzi e senza Conte. A tracciare la rotta è Goffredo Bettini. Il pontiere del Pd, che in queste burrascose settimane ha tenuto i rapporti tra il Nazareno, Palazzo Chigi e il quartier generale dell’ex premier e leader di Italia viva, ammette che con i 156 rocambolescamente agguantati da Conte martedì al Senato «non si arriva a fine legislatura».

 


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