LATINA – Ci sono delle coincidenze nella vita -nella storia- che hanno del sorprendente se non del’incredibile, coincidenze astrali o non saprei che. A Copenhagen,nel 1887, al teatro Casino, ci fu la prima della commedia di A.Strindberg “Il padre” di cui Umberto Orsini è stato uno straordinario protagonista (Piccolo Teatro Milano, 2007),regia di Massimo Castri. Domenica sera,nell’affollato, quasi risorto teatro D’Annunzio di Latina c’è stata la prima di “Copenhagen”, di Michael Frayn,con un Orsini sempre straordinario, eccellente coprotagonista e comprimario dei pur sempre grandi attori Giuliana Lojodice e Massimo Popolizio, i due grandi attori di vecchia guardia,Popolizio di un’avan-guardia più recente. Per me un eterno attor giovane: lo vidi per la prima volta nel “Re Lear” di Ronconi,nel ’95, avrà avuto,forse,neanche trent’anni, da allora non ci siamo mai perduti di vista, un legame padre-figlio molto bello.
In quell’occasione – Ronconi era direttore artistico dell’Argentina- venne col Maestro al liceo Classico, dove tornò più volte,memorabile la volta di “Ritter Dene Fosse” di T.Bernhard, in scena all’Argentina, per gentile concessione approdato sul palcoscenico dell’Auditorium del liceo in forma semiscenica/lettura interpretativa con le bravissime Maria Paiato e Manuela Mandracchia. Nel 2007,al Piccolo di Milano, fu anche lui straordinario interprete di “Inventato di sana pianta” di H.Broch,regia di Ronconi,insomma, Copenhagen, da un lato,Orsini-Popolizio (complice la Lojodice),dall’altro, possono dirsi il segno di buon auspicio per la “reinvenzione di sana pianta” del bel teatro della città che senz’altro lo merita.
Lo ha dimostrato il pubblico ieri sera,inchiodato per circa due ore da una conversazione “scientifica”, ininterrotta tra i tre portentosi attori, con un ritmo incalzante che visualizzava e “fisicizzava” le parole – la commedia, vivaddio,è un autentico teatro di parola- Un pubblico che, colto o mediamente colto che sia, ha confermato la regola: di fronte a un testo di spessore per di più attualissimo,non si può non essere catturati emotivamente e razionalmente.
Finalmente, una “prima” di grande effetto e portata che sembra aver voluto premiare gli sforzi fin qui compiuti per la riattivazione del teatro non ultimo il sopraggiunto- valore-aggiunto(ci vuole!) assessore alla cultura, Silvio Di Francia. Se è vero che il teatro muore ogni sera per rinascere il giorno dopo,ci auguriamo di tornare a vivere,sera dopo sera, al D’Annunzio!
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