Analisi del voto a Terracina : quella capacità della Tintari di saper conservare le sue forze

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TERRACINA – A Terracina Roberta Tintari, a capo di una coalizione imperniata su Fratelli d’Italia e sostenuta da Cambiamo con Toti e due civiche, ha battuto al ballottaggio Valentino Giuliani, sostenuto da Lega, Forza Italia e una civica: 9.422 voti la prima (53,96%), 8.038 voti il secondo. Sarà il primo sindaco donna di Terracina, ma il dato più significativo del voto di domenica e lunedì scorsi è forse il notevole calo dei votanti che si è registrato: 17.841, pari al 48,59%.

Dei quasi 23.000 votanti del primo turno (il 64,64% degli elettori, un’affluenza già non esaltante), più di 5.000 hanno scelto infatti di non andare a votare al secondo turno.

Benché sia possibile che alcuni degli elettori delle tre forze politiche escluse dal ballottaggio (PD, M5S, Verdi), si siano recati alle urne per scegliere il sindaco, la somma dei voti delle tre forze, più di 3.600, è ampiamente compresa nel numero di coloro che al ballottaggio non sono andati a votare.

Sicché, alla fine, nell’elezione della Tintari è stata decisiva la capacità di conservare i propri voti. Rispetto al primo turno, infatti, la Tintari ha perso solo 600 voti, Giuliani, che con il collegamento con Sciscione avrebbe potuto contare su 9.265 voti, ne ha ottenuti solo 8038, perdendone più di 1.200.

Oltre all’indubbio vantaggio del primo turno, la coalizione della Tintari ha quindi potuto contare su due fattori che nelle elezioni comunali risultano spesso determinati: il numero delle liste che compongono la coalizione (quattro con 96 candidati contro tre liste con 72 candidati) e la capacità “attrattiva” dei medesimi candidati: dei 18 candidati che al ballottaggio si giocavano nove seggi, i nove della Tintari avevano ottenuto al primo turno più di 3.100 preferenze rispetto alle 2.020 dei nove di Giuliani: una differente potenza di fuoco che certamente ha avuto il proprio peso.

(Agostino Attanasio)


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