LIVORNO – “Sapete bene che ho scelto di non parlare del processo in corso perché ritengo giusto che il tutto debba avvenire nelle aule deputate a tale scopo, ma se il racconto di quanto avviene in aula è volutamente distorto allora mi vedo costretto ad intervenire: Quando siamo bambini, una delle prime cose che ci viene insegnata è che le bugie hanno le gambe corte. Poi crescendo ci si rende conto che non è sempre così. Vi ricordate la storia del Sindaco irresponsabile che, nonostante l’allerta meteo diramata dalla Regione, il 9 settembre del 2017 era andato a letto tranquillo e sereno, spegnendo i cellulari, salvo poi svegliarsi in una Livorno allagata e ferita come peggio non si poteva?”
A scriverlo è l’ex sindaco di Livorno Filippo Nogarin che ieri, venerdì 24 giugno, su Facebook, ha commentato le indagini sulla drammatica notte del 9 settembre 2017 che avrebbero rivelato come il suo telefono fosse acceso durante l’alluvione che mise in ginocchio la città.
“Ecco, questa storia è stata raccontata, divulgata e spacciata per verità assoluta per ben quattro anni e mezzo – prosegue l’ex primo cittadino pentastellato – Da chi? Dalle allora opposizioni (molte, non tutte) in Consiglio Comunale, da alcune delle principali testate di informazione cittadine e dalla magistratura inquirente che dovrebbe cercare di affermare la verità dei fatti.
Ieri, dopo quattro anni e mezzo, questa enorme bugia ha mostrato finalmente le sue gambe corte.
I tecnici della Tim sollecitati dai Carabinieri inquirenti hanno testimoniato che i miei telefoni, quella notte, sono sempre rimasti accesi e connessi alla rete.
Non è vero, dunque, che io in piena emergenza mi sarei reso irreperibile. Come mai allora questi telefoni non hanno suonato?
E qui ecco la seconda evidenza fondamentale emersa dall’udienza di ieri: NESSUNO e dico nessuno ha mai cercato di contattare me e il Dirigente di Protezione Civile anche quando il quadro generale stava cambiando così rapidamente”.
Sempre soffermandosi su quei tragici momenti, l’ex sindaco ha poi aggiunto: “Dalle testimonianze emerse ieri in aula, rese da alcuni degli attori presenti in città durante quella tragica notte si evince anche che non era facile nemmeno comprenderlo, così come non lo hanno purtroppo percepito coloro che hanno avuto un ruolo attivo.
Nessuno ha provato a contattare il sindaco fino alle 4.56. A quel punto però, se anche la telefonata fosse riuscita e i miei apparecchi avessero squillato (cosa che non è accaduta, come confermato sempre dai tecnici Tim coerentemente con quanto da me sempre sostenuto) che cosa sarebbe potuto accadere è parte di quella scienza che non è elemento del processo ma delle ipotesi e dei se e dei ma”.
La chiosa finale lascia poi spazio alla polemica: “Ve lo dico subito. Non troverete questo racconto sul principale quotidiano locale di oggi. Questi elementi li troverete solo nascosti tra le righe. La linea scelta per raccontare le due clamorose verità emerse dall’udienza di ieri è, ancora una volta, orientata principalmente a screditare la figura del sottoscritto.
Mi consolo sapendo che, per quanto lunghe, anche le gambe delle bugie più spudorate, alla fine mostrano la loro cristallina fragilità”.
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