ROMA – Adinolfi a Roma all’incontro con Conte e Sassoli sul prossimo Bilancio Europeo: «Pac e Green New Deal incideranno sul futuro del Paese e della provincia di Latina»
Una giornata campale, intensa e ricca di spunti di riflessione, ma sopratutto proficua per il ‘sistema Italia’ e per la nostra provincia quella di venerdì a Roma nella Sala del Tempio di Adriano, a Piazza di Pietra.
Nel convegno organizzato dalla Camera di Commercio della Capitale e dalla sede italiana del Parlamento Europeo, si è discusso del prossimo Bilancio Ue e, davanti alle più alte cariche dello Stato e dell’Unione Europea, è stato infatti indiscusso protagonista l’Eurodeputato pontino della Lega Matteo Adinolfi.
Nel corso del suo discorso, tenutosi proprio poco prima che prendesse la parola il Premier Conte, l’Onorevole Adinolfi chiamato a raccontare la sua esperienza nelle Commissioni Budget, Controllo Bilanci e Industria ha ricordato le specificità del nostro tessuto produttivo, agricolo e industriale, auspicando – come ha sottolineato chiudendo il suo intervento poco prima che prendesse la parola il Presidente del Consiglio – che ‘tra tre, quattro anni, si possa finalmente arrivare a rovesciare quelle situazioni che penalizzano agricoltori e produttori del nostro Paese. Le aziende italiane sono forti e noi le dobbiamo tutelare!’.
Prima però di lasciare la parola a Conte e al Presidente del Parlamento Europeo Sassoli, Adinolfi ha ricordato come le nuove sfide della Politica Agricola Comune (PAC) e del Green New Deal siano fortemente interconesse sia con l’economia nazionale che con settori strategici della nostra regione e della provincia di Latina.
«La nostra agricoltura – ha spiegato Adinolfi – vanta numeri eccezionali. Basti solo pensare che nostro Paese infatti può fregiarsi di: 299 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg, della leadership nel biologico con 72mila operatori del settore, di 40mila aziende agricole impegnate nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e del primato della sicurezza alimentare mondiale, insieme al maggior numero di prodotti agroalimentari in regola per residui chimici irregolari e che molte di queste produzioni hanno sede nel Lazio e in provincia di Latina.
Oggi però, come riportano i dati, l’Italia pur essendo il secondo produttore agricolo dell’Unione è solo il quarto beneficiario dei fondi Pac, ossia delle risorse della Politica Economica Europea
I nostri agricoltori italiani e pontini – ha spiegato Adinolfi – sono chiamati a produzioni di eccellenza per competere con i colleghi europei e devono anche fare i conti con una Pac che finora ha privilegiato le grandi aziende dell’Europa continentale a scapito delle Pim italiane, dove la dimensione media è 11 ettari contro i 130,2 ettari della Repubblica Ceca. Ecco perché è necessario lavorare perché i fondi del Green New Deal siano intercettati in maniera massiccia dalle nostre aziende e dai nostri agricoltori. Per riuscirci però è necessario una sforzo comune in termini di sostegno alle imprese con informazioni chiare, procedure meno farraginose e una filiera virtuosa che inizi già dagli istituti tecnici e agrari.
Oggi poi con il Green New Deal che incombe e che molte aziende italiane già rispettano in termini di tutela ambientale bisognerà rinnovare il parco mezzi agricolo per ridurre ulteriormente le emissioni, ma pur avendo noi nel nostro Paese un’eccellenza produttiva mondiale, esportiamo il 70% della produzione mentre purtroppo molti dei nostri agricoltori si orientano verso il mercato dell’usato.
Questo è un’altro aspetto da correggere per continuare a mantenere su livelli di eccellenza la nostra industria agricola e la qualità dei nostri prodotti. Così come dobbiamo continuare la nostra battaglia, sostenuta anche da Confindustria Federalimentare, contro il sistema del Nutri Score voluto dalla Francia e che penalizza i nostri prodotti in maniera drammatica. Come si può pensare di mettere sullo stesso piano il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma o Bassiano e le bevande gassate ricche di di edulcoranti. Queste sono solo alcune delle priorità che vanno affrontate in Europa per tutelare il made in italy e sostenere la nostra economia. Un’altro aspetto è poi quello dell’impiego dei fondi europei, con troppe regioni del nostro Paese che purtroppo ancora non riescono a spendere tutte le risorse a loro disposizione pur essendo l’Italia il terzo contributore al bilancio dell’Unione».
Poi Adinolfi ha posto l’accento sul tema dei controlli e della sicurezza dei prodotti agricoli e industriali a livello europeo, con il ricordo della recente visita al Porto di Anversa dove, a differenza che negli scali del nostro Paese in cui vengono controllati una media di 200 container ogni mille, lì il rapporto scende addirittura ad 1 ogni mille. Una disparità di condizioni che si innesta anche sul tema del cosiddetto dumping fiscale e produttivo che molti paesi dell’unione ed extra Ue esercitano nei confronti delle nostre industrie e imprese costrette a sottostare a regimi fiscali e vincoli produttivi molto più stringenti rispetto a chi ha sede in paesi come il Lussemburgo o produce in stati dove i controlli sono ridotti e la sicurezza dei consumatori e la tutela ambientale non è tenuta in alcun conto
Infine un passaggio dove Adinolfi ha messo a confronto il livello qualitativo delle produzioni italiane rispetto al mercato estero, con l’esempio dell’acciaio italiano ricercatissimo e apprezzato rispetto a quello cinese che però subisce meno imposizioni e dazi rispetto ai nostri prodotti.
Un sistema evidentemente penalizzante per chi come l’Italia fa della qualità il suo marchio principale in tutti i settori produttivi.
Un discorso, quello di Adinolfi, che ha trovato il sostanziale apprezzamento del Premier Conte, tanto che proprio il Presidente del Consiglio ha citato gli stessi dati e le stesse criticità in molti dei suoi passaggi nell’intervento conclusivo del Forum sul prossimo Bilancio dell’Unione, spingendosi addirittura a sostenere le tesi leghiste in termini di immigrazione e di difesa del made in Italy.
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