E’ scomparso il giornalista Pino Scaccia. Nato a Roma, ma marchigiano di adozione, Pino Scaccia è deceduto in ospedale, poco dopo le 13. Anche lui vittima del Covid. Pino, 74 anni, era ricoverato da alcune settimane in una struttura della Capitale.
Giornalista talentuoso ha seguito per la Rai avvenimenti in tutto il mondo: dalla prima guerra del Golfo al conflitto serbo croato, dalla disgregazione dell’ex Unione Sovietica e della ex Jugoslavia, alla crisi in Afghanistan, oltre al difficile dopoguerra in Iraq ed alla rivolta in Libia.
Pino Scaccia è stato anche il primo giornalista occidentale ad entrare nella centrale nucleare di Černobyl’ dopo il disastro. E’ stato sempre Pino a scoprire, per primo, i resti di Che Guevara in Bolivia ed a mostrare le immagini, fino a quel momento segrete, dell’Area 51 nel deserto del Nevada.
In Italia si è occupato soprattutto di cronaca: dalla di mafia al terrorismo, ai sequestri di persona. Storica la sua intervista – in esclusiva – a Graziano Mesina.
Capo redattore dei servizi speciali del Tg1, Pino Scaccia è stato anche docente del master di giornalismo radiotelevisivo all’Università Lumsa di Roma. Durante la sua lunga carriera ha anche scritto 15 libri di successo.
Pino Scaccia aveva iniziato la sua attività giornalistica a Roma, al quotidiano del pomeriggio Momento Sera. E sempre a Roma – alla fine degli Anni 60 – era stato uno dei punti di forza della redazione del mensile Boxe Ring.
Poi, nel 1971, la svolta. Con Dario Beni jr, Aldo Corinaldesi e Sergio Roscani si è trasferito ad Ancona, al nascente Corriere Adriatico. Ed ha contribuito al successo del quotidiano marchigiano, plasmando anche tanti giovani colleghi, cresciuti professionalmente accanto a lui, che non potranno mai dimenticare i suoi insegnamenti.
Poi il passaggio alla Rai, inizialmente alla Redazione di Ancona. Quindi il trasferimento a Roma, al Tg1, per il quale ha firmato tanti scoop, tanti servizi sensazionali. Una carriera davvero straordinaria.
Pino Scaccia che, due anni fa, aveva perso l’adorata moglie Rosaria, lascia il figlio Gabriele.
Io lo ricordo quando fui inviato, 40 anni fa, dopo un furto clamoroso, alla Palmolive di Anzio e incontrai Pino e parlai con lui e compresi che era una cavallo di razza e capii che la cronaca nera era comunque difficile da raccontare, come tutto il giornalismo. E’ fatica e aggiornamento continuo .essere presente sempre. Pino aveva talento, era un grande attore protagonista che sapeva raccontare i fatti. Poi lo rincontrai a Ponza, doveva fare uno speciale.
Ciao Pino, sei stato un grande, ora riposa in pace!
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