BRUXELLES- L’ora legale rischia di avere i mesi contati. Da tempo diversi Paesi stanno facendo un pressing su Bruxelles: chiedono un intervento per porre fine alla convenzione in vigore in tutti gli Stati Ue, che consiste nello spostare avanti di un’ora gli orologi in primavera per sfruttare al meglio la luce nei mesi estivi. Ora però 4,6 milioni di cittadini si sono espressi formalmente attraverso una consultazione lanciata dalla Commissione europea e l’ottanta percento di loro ha chiesto di mettere fine all’ora legale, secondo le indiscrezioni pubblicati dalla testata tedesca “Westfalenpost”.
Bruxelles aveva deciso di sentire il parere dei cittadini dopo aver ricevuto diverse richieste e del caso se n’era occupato anche il Parlamento europeo. Gli eurodeputati, a febbraio, avevano però respinto la proposta di chiedere alla Commissione lo stop dell’ora legale. Da Strasburgo era quindi arrivato l’invito a fare una “valutazione approfondita” prima di prendere una decisione.
Tra il 4 luglio e il 16 agosto è stata dunque avviata questa consultazione pubblica e la partecipazione ha segnato un record storico. Il risultato vede una maggioranza schiacciante di contrari all’ora legale tra i votanti. Non si tratta di una consultazione vincolante, ma Juncker ha comunque deciso di andare incontro alla richiesta.
I sostenitori della modifica – presenti soprattutto nei Paesi nordici e nei Baltici – hanno presentato a sostegno della loro causa diversi studi scientifici, secondo i quali il cambiamento d’orario avrebbe conseguenze negative sulla salute psico-fisica dei cittadini. E gli effetti in termini di risparmio, per esempio nel settore energetico, sarebbero marginali. Uno studio dell’Europarlamento dice che lo spostamento delle lancette farebbe guadagnare solo lo 0,34% dell’energia consumata a livello Ue, anche se le variazioni sembrano essere significative tra gli Stati.
Durante il dibattito in Aula, la commissaria Violeta Bulc si era detta favorevole allo status quo, con le regole uguali per tutti i Paesi. L’uscita da un sistema orario armonizzato – secondo l’esponente dell’esecutivo Juncker – potrebbe infatti avere conseguenze negative per il mercato interno. Ma ora da Bruxelles hanno deciso che è il momento di cambiare.
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