Addio Giacomino Losi, Il più presente in maglia giallorossa, dopo Totti e De Rossi. Grazie, Non ti dimenticherò

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Lo chiamavano Giacomino. Eppure lui con il suo metro e 69 di altezza, era un gigante. E lo chiamavano pure Core de Roma, perché questa città gli era entrata nel cuore. Lui, Giacomo Losi da Soncino (Cremona), era stato ed era rimasto uno dei giallorossi più amati nella storia del club. Per questo oggi, alla notizia della sua scomparsa all’età di 88 anni, in tanti hanno scosso la testa, “No, Giacomino no”.

A dare la notizia il nipote, Massimo Liofredi, ex direttore Rai: “Zio Giacomo stasera è andato in cielo. È rimasto attaccato fino all’ultimo alla maglia giallorossa, per cui aveva un amore smisurato e che continuava a seguire in ogni occasione. Per tanti anni è stato il giocatore più rappresentativo della As Roma, battuto in fotofinish dai grandi Francesco Totti e Daniele De Rossi”. Totti, De Rossi, Losi: tutti innamorati di questa squadra, tutti capitani storici. L’ex difensore lascia la moglie Luciana Renzi, il figlio Roberto e i nipoti. Dopo gli inizi con la Cremonese, nel 1953 viene acquistato dalla Roma per 8 milioni di lire, esordendo in Serie A nella sfida casalinga contro l’Inter del 20 marzo 1955. Diventa titolare nella stagione successiva e praticamente nessuno potrà più fare a meno di lui fino alla fine della carriera, nel 1969: 386 presenze, 299 con la fascia al braccio. Losi è stato anche un anomalo esempio di correttezza: in tante gare di Serie A e a dispetto del ruolo (è stato terzino destro e libero) non ha mai subito alcun provvedimento disciplinare, tranne un’ammonizione dell’ultima partita disputata. In giallorosso vince due Coppe Italia (nel 1964 e nel 1969) e la Coppa delle Fiere del 1961. Dal 20 settembre 2012 è nella Hall of Fame ufficiale romanista.

LA CARRIERA
—  Losi gioca anche in Nazionale (11 presenze), debuttando il 13 marzo del 1960 nell’amichevole persa 3-1 contro la Spagna a Barcellona. Titolare in tutte le gare fino al Mondiale in Cile del 1962, indossa anche la fascia di capitano allo Stadio Heysel di Bruxelles nella sfida Belgio-Italia del 13 maggio 1962, la gara di esordio del diciottenne Gianni Rivera. Come allenatore inizia la sua carriera nel 1970 in Serie D per la Tevere Roma (la squadra con cui aveva chiuso la sua vita da calciatore), andando poi a sedere sulla panchina di Avellino, Turris, Lecce, Salernitana, Alessandria, Bari (con cui ottiene la promozione in Serie B nella stagione 1976-1977), Banco di Roma, Piacenza, Casarano, Nocerina e Juve Stabia.

Il Mio ricordo personale

Quando zio Marcello mi portò per la prima volta allo stadio Olimpico, Giacomino Losi era in campo ed io rimasi affascinato da questo difensore centrale, perchè era sempre puntuale su ogni pallone ed era un vero gentiluomo del calcio. Mai un’ammonizione, corresttissimo con gli avversari. Era già una bandiera della Roma. Eri alto quanto a me 1metro e 69, eppure sei stato un gigante. Divenni romanista, grazie a mio Zio e quell’entrata all’Olimpico fu indimenticabile, perchè lo stadio aveva un fascino, una spettacolarità unica. Ricordo una partita sotto la pioggia. Era Roma-Juve e la Juve vinse. Tornammo fradici, ma con il sorriso, perchè anche il calcio allora era diverso da oggi.

Addio Giacomino, non ti dimenticherò mai, finchè vivro’, perchè mi hai fatto credere nei valori veri dello sport. Sei stato un vero campione, un vero uomo, ricco di umanità. Grazie, un abbraccio infinito! Sei stato davvero “Er Core de Roma “


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