A Maenza presentazione del romanzo ‘Mediterraneo nero’ di Gian Luca Campagna

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Mercoledì 25 agosto ore 18 a Maenza alla Loggia dei Mercanti per i salotti letterari dal titolo ‘1 libro sotto la loggia dei mercanti’ verrà presentato il romanzo ‘Mediterraneo nero’ (Mursia) di Gian Luca Campagna, incontro moderato dal direttore della rassegna Antonio Scarsella e da Paola Cacciotti, presidente del centro studi Arte, con letture dell’attrice Roxela, più i saluti istituzionali del sindaco Claudio Sperduti e Dorina Risi, assessore alle politiche culturali.
Un romanzo che affonda la propria storia sull’inquinamento ambientale del Mare Nostrum, attraverso quella pratica criminale che sono state le navi a perdere, quelle carrette del mare autoaffondate dalla criminalità organizzata in combutta con industriali con pochi scrupoli durante gli anni 80 e 90.

Al romanzo è stato dato il nome ‘Mediterraneo Nero’ perché la trama tocca gran parte delle coste italiane, trattando di ogni zona la sua anima nera. È una sorta di macabro Grand Tour, che tocca nell’indagine coste pugliesi, campane, pontine, toscane, triestine, slovene più Lampedusa e Corsica, punti di partenza degli altri due protagonisti della storia, il disperato immigrato Khaled e la rivoluzionaria Marie.
“I romanzi sono delle biografie collettive, che abbracciano un altro rito collettivo, quello delle esperienze comuni. Lo scrittore è il collante di tutte queste storie, di tutte queste emozioni, di tutti questi personaggi. I miei personaggi possiedono tutti un pezzo di me, guai se non fosse così, non li sentirei miei, vivono in me non soltanto per le mie proiezioni emotive ma anche nei ricordi, negli aneddoti altrui, nei miei slanci futuri, nelle mie fantasie, alla fine sono il risultato del mio background elevato all’ennesima potenza. Spesso dico che lo scrittore per essere tale deve vestire i panni del ladro e del bugiardo: carpire dagli altri per trasformare, come un Demiurgo. Solo così si potrà essere credibili, descrivendo personaggi di carne e sangue piuttosto che di carta e inchiostro. Francesco Cuccovillo di me, e io di lui, ha questa profonda preclusione alla menzogna e all’ipocrisia, e poi questo senso dell’ironia, è uno dei miei marchi di fabbrica. L’ironia per me è tanto, non mi prendo mai sul serio, cerco sempre di sdrammatizzare e ridere di me, anche perché, cinicamente, resto convinto che la vita sia una grande farsa” dice Campagna.
LA TRAMA – Francesco ‘Ciccio’ Cuccovillo è un cronista di origini baresi che lavora da anni a Roma per un quotidiano nazionale. Viene contattato da un suo vecchio amore giovanile andata in sposa a uno dei suoi amici di quando ero ragazzo: questo è ricoverato per mesotelioma contratto per essere stato a contatto con un’azienda che produceva amianto. La donna lo convince a consegnare una lattina di Coca Cola sigillata di cui non si conosce il contenuto a un ingegnere brianzolo che negli anni ’80 e ’90 gestiva nel Sud Italia il traffico illecito dei rifiuti tossici.
Comincia così una caccia all’uomo che presto si unisce nell’indagine sul destino di una nave, la Quadrifoglio Rosso, autoaffondata al largo delle coste pugliesi. Tra reticenze, depistaggi, bugie, sospetti, mezze verità, aiuti inaspettati, il cronista compirà un autentico viaggio lungo le coste italiane, dal Sud al Centro passando da Ovest a Est, per carpire informazioni su questo ingegnere che sembra essere un fantasma. Francesco Cuccovillo, stretto nel suo caban, con un Garibaldi tra le labbra, fischiettando Oblivion di Astor Piazzolla, un jingle che lo accompagna tra la nostalgia e il rimpianto di una vita che ha vissuto osservando gli altri, tra magistrati corrotti, fidanzate petulanti, criminali pentiti, lapdancer romantiche, politici ambigui e ambientalisti disillusi, nel nome di giustizia e perdono scoprirà quanto è sottile il confine tra verità e menzogna raccontando i veleni del Mare Nostrum.
Anche l’affascinante Marie, una killer professionista che all’occorrenza sa adattarsi a escort, lascia la sua Corsica per Roma alla ricerca di una vendetta ancestrale. E poi c’è Khaled, che attraversando il Mediterraneo ha perso suo figlio, adesso vuole la sua giustizia, quella della legge del taglione. Il romanzo tratta di diverse tematiche care al Mediterraneo: dall’inquinamento industriale ai tumori contratti dagli operai, dalla tratta degli immigrati ai moti rivoluzionari indipendentisti. Il Mediterraneo, culla della civiltà, è un incrocio di rotte come ci insegna la storia e l’oggi non sfugge al passato recente.

LE NAVI A PERDERE – Negli anni ’80 e ‘90 c’era in Italia una pratica diffusa tra gli ambienti industriali e criminalità organizzata. L’Europa industriale si disfaceva dei rifiuti pericolosi tramite le cosiddette ‘navi a perdere’, quelle carrette del mare che registravano un carico ‘normale’ per poi sostituirlo con fusti tossici (scorie nucleari e chimiche) che venivano autoaffondate in punti abissali del mar Mediterraneo, sulle coste italiane, o in oceano Atlantico, al largo della Francia o del Portogallo da armatori ed equipaggi senza scrupoli. La truffa era ben congegnata, poichè le mafie guadagnavano tre volte: ricevevano denaro in nero dalle industrie che si sbarazzavano di rifiuti che avevano costi altissimi per lo smaltimento (e spesso erano rifiuti non registrati…), ricevevano poi i soldi delle assicurazioni per il carico simulato perso e quelli per la stessa nave mercantile affondata. Per sfuggire ai radar della Marina il metodo era abbastanza semplice: i fusti tossici stipati nelle stive erano schermati con cemento e granulato di marmo. La storia che si dipana in questo romanzo segue la scia di una nave, la Quadrifoglio Rosso (nome ricavato dalle storie reali delle reali Jolly Rosso, Karen B ed Eden V), utilizzata dai colletti bianchi delle industrie italiane in accordo con la criminalità organizzata. Il 14 febbraio 2017 la Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha avviato la desecretazione dei documenti del Sismi, tra cui un elenco di 90 navi affondate nel Mediterraneo tra 1989 e il 1995 e legate a presunti traffici di rifiuti tossici e radioattivi.

Gian Luca Campagna (Latina, 1970) è giornalista e comunicatore d’azienda. Beve a piccoli sorsi un litro di rum al giorno, odia le lasagne delle suocere, ascolta la musica tribale dei vicini rumorosi, declina l’invito a riunioni sulle piattaforme petrolifere, ama i cani e teme le mantidi religiose. Ha scritto i romanzi ‘Molto prima del calcio di rigore’ (Draw Up, 2014), ‘Finis terrae’ (Oltre, 2016), ‘Il profumo dell’ultimo tango’ (Historica, 2017), ‘L’estate del mirto selvatico’ (Frilli, 2019), ‘La scelta della pecora nera’ (Historica, 2020). Ha creato la figura del detective italoargentino José Cavalcanti, anarcolibertino, nichilista e politicamente scorretto. Riceve senza appuntamento sulle sue pagine social, accettando anche insulti, purché costruttivi.


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