L’influenza delle parole

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L’influenza delle parole                                                          di Giuseppe Antonelli

Andiamo a cercare insieme le parole per pensare.                                                                            Gianni Rodari

         Il libretto dell’apprezzato linguista Giuseppe Antonelli L’influenza delle parole (Solferino editore) raccoglie le riflessioni dell’autore che ha pensato e scritto durante il drammatico evento della pandemia, dell’isolamento, della chiusura obbligata e del confinamento,  causato dal Covid-19 misterioso ed enigmatico, mettendo in risalto l’importanza e l’influenza che il linguaggio e le parole hanno sui comportamenti degli esseri umani, soprattutto in un particolare momento caratterizzato dal contagio del virus.

Il volume, nato dai vari contributi scritti e rielaborati sul Corriere della sera, indaga con precisione di sguardo, ricchezza di documentazione e abbondanza di citazioni ciò che linguisticamente è risultato importante per ogni lettore curioso.

Le parole, con il loro straordinario potere etico e politico non sono neutre, non sono inerti e passivi strumenti, ma hanno un’anima e vanno comprese, usate con rispetto, vissute e non banalizzate o svuotate di significato. Le parole non servono solo a trasmettere informazioni ma creano relazioni, generano dialogo, favoriscono il confronto fra le persone, fra le diverse generazioni. Per l’uomo e la donna non è possibile essere isole indipendenti e separate. Nel bene come nel male, le conseguenze delle nostre parole e delle nostre azioni ricadono sempre sugli altri,                                                                                                                                  Già nell’antico mondo greco il filosofo Gorgia di Lentioni (oggi Lentini), allievo del famoso Empedocle, pensava che «la parola può spegnere la paura, eliminare la sofferenza, alimentare la gioia, accrescere la compassione», e pertanto è importante misurare e centellinare le iridescenze molteplici delle parole e del loro messaggio.

 Recentemente la narrazione del virus ha condizionato in modo determinante la percezione individuale di ognuno di noi e la reazione comunitaria di tante popolazioni. Le parole utilizzate nella comunicazione interpersonale e mass-mediale sono state molto importanti per mettere in rilievo la gravità della situazione che si è inaspettatamente verificata e sono state trovate metafore storico-scientifiche (peste, untori, lazzaretti…), belliche (trincea, fronte, guerra, killer, nemico eroi…) molte delle quali di difficile e complicata comprensione.                                                                                                                                                         Si è abusato, nel parlare, dell’uso di anglicismi (droplet, screening, lockdown, smart working…) e di termini poco conosciuti (zoonosi, dispnea, iperimmune…) che hanno contribuito a creare una sorta di «nuvola semantica» che ha suscitato incertezza, confusione e talvolta smarrimento; si è ravvisata da più parti l’urgenza e la necessità di utilizzare parole più semplici, chiare e comprensibili per l’enorme platea dei fruitori dei messaggi emessi dagli strumenti tecnologici di informazione e di comunicazione di massa (giornali, televisioni, social network…).                                                                                                 Lo scrittore francese Victor Hugo diceva: «le parole sono creature viventi perché non è vero che muoiono quando sono pronunciate: esse possono continuare a vivere a lungo». Le parole che ascoltiamo e adoperiamo ogni giorno, che possono essere rassicuranti e/o spaventose, sono importanti ed essenziali per il vivere quotidiano, perché siamo consapevoli, soprattutto in questo particolare momento di emergenza planetaria di natura culturale e sociale, politica e sanitaria, che esse racchiudono il nostro modo di vedere l’esistere e di comportarci.

È necessario, quindi, pensare, riflettere prima di parlare, di mettere in circolazione messaggi rilevanti che hanno un’influenza sull’agire di ogni essere umano, come in questo periodo indossare la mascherina, evitare gli assembramenti, lavarsi le mani                                                                                  Nell’odierna società dobbiamo ricordare ancor di più le sagge parole di Socrate che ci ammoniva, duemila e quattrocento anni fa, dicendo: «ogni parola, prima di essere pronunciata, dovrebbe passare tre porte: Sull’architrave della prima è scritto: è vera? Sulla seconda campeggia: è necessaria? Sulla terza è scolpita l’ultima richiesta: è gentile?».

Oggi nell’emergenza sanitaria planetaria la nostra vita reale è facilmente influenzata da parole che incutono paure e che suscitano forti emozioni e sentimenti. Pertanto le sollecitazioni linguistiche dell’autore aiutano a capire, ad amare, ad analizzare, a pesare e a investigare  intelligentemente le parole della nostra realtà contemporanea.                                                                                                                                                              Il libro L’influenza delle parole di Giuseppe Antonelli, caratterizzato da acume linguistico e precisione filologica, è una miscela ben calibrata di sollecitazioni storico-letterarie che riesce utile al grande pubblico per esplorare e comprendere il mondo che ci circonda.


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