Romantica. Miss Marx, un film eccezionale, dove spicca la figura della Donna nella sua completezza

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“Romantica” è il titolo di una nota canzone italiana,autore Renato Rascel, vincitrice del Festival San Remo (anni 60-70?)etc. Colpisce che il germanista Ladislao Mittner la citi nella sua monumentale Storia della Letteratura tedesca (Einaudi) nel capitolo dedicato al Romanticismo. Ancor più colpisce che N. Sapegno, nella sua Storia della Letteratura italiana, scrive che Marx è un “romantico” in quanto interprete di quel periodo,ovviamente,da una prospettiva antiborghese. Il bellissimo film di Susanna Nicchiarelli “Miss Marx”,protagonista una delle tre figlie di Karl, Eleonor, è un affresco dalle tinte, suggestioni, atmosfere e implicazioni superbamente romantici, inerenti al “romanticismo storico” (anticrociano,) più che a quello “approssimativo”: secondo l’anglista M.Praz il termine-concetto romantico è una “approssimazione” cioè comunemente usato a tout bon faire, altro dalla  innegabile valenza e collocazione storica. Crociana non è davvero la Nicchiarelli : centra il romanticismo mediante il rispecchiamento del reale e del sentimentale,se si preferisce della ragione-ideologia e del sentimento. Tra i pregi del film quello di non aver cavalcato la retorica dell’ideologia e del femminismo di maniera,fine a se stessi,piuttosto, di avere coniugato la “Critica della ragion pura” con quella della “ragion pratica” (Kant) associate ai “Sogni di un visionario”(ancora Kant!). Un discorso politico in cui la Donna nella sua completezza spicca a tutto tondo, il cui grido di libertà, riscatto e ribellione al potere dell’Uomo non è semplicemente femminista ma molto di più: un grido davvero rivoluzionario che prelude a quello de “la fantasia al potere”  nonché della rivendicazione di essere donna cioè Persona, Individua cioè inscindibile dalla sua peculiare natura di essere umano non discriminato. Insomma, un grido universale, apocalittico. Attentissima l’analisi della regista circa il rapporto assai complesso,compresso e represso col padre, un padre-padrone sovrastante, incombente e quanto mai ingombrante. Che l’avrà pur formata ed educata alla politica, con una controparte,purtroppo,negativa e dolorosa: lo schiacciamento della sua anima e anche libertà di pensare. Ricorda mestamente che da bambina si rendeva già conto di sentirsi istintivamente indotta a dover pensare ed esprimersi come il padre (sarà stata una concausa, si  suiciderà). Per questo il suo pensiero e l’azione si estrinsecheranno nella forte esigenza di fare politica nel modo più attivo,soprattutto umano: molto belle le sequenze di lei che si intrufola tra gli operai in fabbrica,che segue un povero bambino in un viottolo fino ad entrare nel tugurio dove giace in condizioni pietosissime la madre etc. Un’umanità vera e palpitante, politica nel senso più nobile, mai astratto che la caratterizza intellettuale non da scrivania bensì da pubblica piazza cioè tra il popolo: non sfugge l’intenzione della regista nell’evidenziare come il privato è pubblico e viceversa. Sicuramente colta, il suo può dirsi un marxismo “umanistico” in senso trasversale cioè all’insegna dell’“umanismo” più che di un frainteso umanesimo. Lo stesso rapporto sfortunato e tormentato con l’uomo (sbagliato) della sua vita è una grande lezione politica: un poco di buono che,solo alla fine, lei condanna però,ancora una volta,con sentimento, con laica pietas. Finalmente, un film politico nel senso aristotelico del termine per essere Eleonor un “animale politico”, diversamente politica dal grande padre a confronto di lei umano solo per caso,quindi, più “animale” che “politico” (!). Un discorso critico ed estetico d’alta classe (molto bella la fotografia, l’ambientazione),un film da oscar e non da festival di Venezia(con quel che è circolato!),comunque, l’unico che là abbia veramente colpito il pubblico non occasionalmente addobbato o giurato! Che dire della protagonista Romola Garai se non di avere dato una bella prova d’attrice? Mi permetto: Coppa Volpi a Favino e a lei no?! Bellisssima la colonna sonora tra il classico,il romantico (l’immancabile Chopin) e il rock spinto,superba la sequenza in cui Eleonor “si libera” abbandonandosi a un a solo sfrenato e convulso, davvero rivoluzionario incarnandosi in una orgiastica menade danzante. Un film, dunque, filologicamente, criticamente romantico a tutti gli effetti.Un romanticismo rigorosamente storico (Gramsci) che stando alla tesi-visione di M.Praz,oggi potrebbe intendersi anche “perenne” cioè idealizzato o eternizzato (B.Croce) qualora la politica “sinistra”(!) dei nostri tempi tornasse a raccogliere almeno le bucce di quel frutto che oramai sembra irrimediabilmente appassito se non  “proibito”(negato) !.

 


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