Zaccheo: “Per Palazzo M resta valido l’Accordo di Programma con Guardia di Finanza e Provveditorato alle opere pubbliche: restituirlo alla città sarebbe una vera rivoluzione”

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Zaccheo
LATINA – Dopo l’invito rivolto ieri dai vertici di Lbc a dialogare per il futuro di Latina, il primo a raccogliere l’appello è l’ex sindaco Vincenzo Zaccheo.
Un intervento lungo e appassionato per ribadire la sua ideea di città ancora valida dopo gli ultimi cinque anni che hanno visto susseguirsi a Latina due Commissari prefettizi inframmentati dalla deludente amministrazione Di Giorgi.

“La rivoluzione non si fa da soli ma ha bisogno di progetti e idee condivise. In questo senso – scrive Zaccheo nella sua nota – condivido l’apertura al dialogo del segretario di Latina Bene Comune, dottor Pietro Gava, sul futuro della nostra città.
Soprattutto nella conferenza stampa di ieri ho apprezzato i passaggi su Palazzo M e sullo sviluppo della Marina, due elementi portanti per la crescita sociale ed economica di Latina.
Palazzo M raccoglie infatti le radici culturali della nostra comunità cittadina. In quella scuola sono transitate intere generazioni di studenti del capoluogo, della provincia e di fuori provincia. È stato un luogo di frequentazione sociale e culturale, un luogo simbolo di Latina non soltanto dal punto di vista architettonico.
Riprenderne possesso deve però essere solo il primo passo di un percorso che resterebbe fine a se stesso se poi non si iniziasse a ragionare, senza barriere e steccati ideologici, sulle scelte che riguardano il nucleo storico e il cuore pulsante della nostra città.
Palazzo M dunque a mio avviso deve tornare a rappresentare l’architrave del progetto di Cittadella Universitaria che nell’idea originaria trovava la sua sede naturale nei palazzi di fondazione di Latina.
Un’idea che ha già iniziato a prendere forma con la sede della Facoltà di Medicina ospitata nei locali dell’ex Mattatoio, con il Campus Universitario realizzato nella struttura dell’ex campo profughi e con gli altri edifici storici oggi nella disponibilità del Comune.
Quando acquistammo grazie ai finanziamenti della legge di stabilita, concertati con il Senatore Pedrizzi allora presidente della Commissione Finanze del Senato, l’ex Tabacchificio, l’ex Garage Ruspi e i capannoni dell’ex consorzio Agrario, il percorso che stavamo seguendo era proprio quello di realizzare nel cuore della città, nel nucleo di fondazione di Latina, una cittadella universitaria fiore all’occhiello e volano di sviluppo per la nostra comunità.
In particolare il progetto di finanza degli ex Capannoni del Consorzio Agrario prevedeva la realizzazione di una biblioteca universitaria, di un auditorium e di altri servizi per gli studenti, senza trascurare la realizzazione di parcheggi sotterranei.
Era un’idea da cui dobbiamo ripartire, così come dobbiamo ripartire da Palazzo M per ripensare tutto il nucleo della città di fondazione. Solo in questo modo potremmo iniziare la vera rivoluzione, culturale, sociale ed economica della nostra città.

È in discussione in questi giorni anche il futuro della Ztl, ebbene ritengo che la precedente amministrazione abbia impostato male la zona a traffico limitato perché il sistema a raggiera della strade cittadine, attraverso quell’impedimento in entrata, manda in tilt sovraccaricandolo di traffico l’anello della circonvallazione.
Prima di pensare al contenuto, la zona a traffico limitato, bisogna dunque pensare al contenitore: ossia il contesto urbano e architettonico dove inserirla.
Dunque nel mettere mano ad una nuova pedonalità del centro storico bisognerebbe passare ad un nuovo Put (piano urbano di traffico), ad un nuovo piano sosta che preveda parcheggi sotterranei, e per carità di patria si cancelli subito il progetto di parcheggio multipiano del Pegasol che rovinerebbe con la sua presenza un edificio monumentale come il museo Cambellotti deturpando il progetto di skyline degli architetti Paolo Costanzo e Paolo Zenobi.

Il centro storico di Latina può davvero diventare il salotto della città anche perché il Comune è in possesso di un patrimonio inestimabile di progetti come quelli di Jean-Michel Wilmotte. Suggerirei al sindaco Coletta di interpellarlo, magari insieme ad una squadra di giovani professionisti di Latina, proprio per realizzare quei progetti che oggi, purtroppo, possiamo solo ammirare su carta.
In ogni caso portare migliaia di studenti a Palazzo M consentirebbe di dare una nuova vita al nucleo di fondazione cittadino attraverso una pedonalizzazione che allora sì avrebbe il senso di una di partecipazione e di un’aggregazione sociale.
In questo modo Corso della Repubblica da ‘non luogo’ occupato esclusivamente da vetrine di abiti si trasformerebbe in una passeggiata piena di librerie, copisterie, bar, caffè e punti di ristoro e aggregazione.
Questa sarebbe la vera rivoluzione per Latina.

Il nuovo responsabile di Lbc, il dottor Pietro Gava, al quale invio i miei auguri di buon lavoro, dice giustamente che la rivoluzione non si fa da soli, sopratutto non si fa contro: per cui auspico che si apra davvero un dibattito nella città, tra cittadini e categorie e forze politiche, anche fuori dall’aula consiliare, senza conventio ad excludendum, perché questa, come detto, può e deve diventare una rivoluzione culturale senza eguali per la nostra Latina.
Tutte le forze politiche, le associazioni e i rappresentanti delle categorie hanno l’obbligo di esprimere le proprie opinioni e poi come accade in democrazia al governo della città spetta trarne le conclusioni.

A proposito di Palazzo M, poi, vorrei precisare che esiste un accordo di programma firmato dal sottoscritto in qualità di Sindaco, dall’allora presidente della Provincia Cusani, dal rappresentante del Ministero delle Infrastrutture Giovanni Guglielmi, dal rappresentate del Demanio, dal prefetto dell’epoca Bruno Frattasi che fu anche il padrone di casa che ci ospitò nella sede della Prefettura, dal comandante della Guardia di Finanza e dal Magnifico Rettore Luigi frati.
L’accordo prevedeva la cessione di Palazzo M da parte del Demanio all’Università, naturalmente per trasformarlo in sede universitaria, così come si era già stabilito nel protocollo d’intesa redatto e firmato durante il Consiglio Comunale solenne presso il Palazzo della Cultura in occasione del 70esimo della fondazione di Latina, il 18 dicembre 2002.
Gli stessi rappresentanti che firmarono il protocollo d’intesa e poi successivamente l’accordo di programma chiesero che venisse messa a disposizione della Guardia di Finanza l’ex Icos.
Per la sede dell’Icos venne prodotto da parte della Guardia di Finanza un piano esigenziale che fu fatto proprio dal Provveditorato alle Opere Pubbliche in qualità di stazione appaltante dell’opera, con un impegno prima formale nel protocollo d’intesa e poi sostanziale nell’accordo di programma (pubblicato in Gazzetta Ufficiale e nel Fal).
Dirò di più, nell’articolo 3, comma 3, dell’Accordo di Programma vi è anche e sopratutto un impegno formale da parte del Provveditorato alle Opere Pubbliche, quale stazione appaltante in grado di reperire le risorse, per la ristrutturazione e adeguamento dell’ex Icos, di cui tuttora ha la responsabilità della guardiania e del possesso.
Rivendico dunque ancora oggi la validità di tale Accordo di Programma anche perché il trasferimento della Guardia di Finanza nell’ex Icos consentirebbe finalmente, oltre al recupero di un rudere che è un obbrobrio per chi viaggiando attraversa il territorio di Latina, di trasferire soprattutto un presidio delle forze dell’ordine in alcuni dei quartieri più popolati della città.
Purtroppo negli ultimi anni non vi è stata alcuna volontà né da parte del mio successore né da parte dei Commissari che si sono avvicendati prima e dopo a darvi seguito, per cui invito l’Amministrazione ad avviare tutte le procedure per il rispetto dello stesso che come ben sanno tutti i firmatari resta valido a tutti gli effetti normativi di legge.

L’operazione Palazzo M può dunque rappresentare l’occasione per ripensare il nucleo di fondazione della nostra città che sempre più deve diventare il cuore pulsante della cultura della nostra terra. Per elevare il livello culturale e universitario c’e bisogno di spazi e certamente Palazzo M rappresenta lo spazio per antonomasia.
A tal proposito mi permetterei di suggerire tra le varie facoltà che vi potranno essere dislocate anche un modello di eccellenza come quello della Scuola di Pubblica Amministrazione che segnerebbe un unicum a livello nazionale, sulla falsariga del modello di quella francese che ha formato gli ultimi Presidenti della Repubblica d’oltralpe.

Sempre nella conferenza stampa di ieri si è parlato anche della riqualificazione della Marina e mi auguro che nelle linee programmatiche di questo progetto si voglia partire ancora una volta dal lavoro effettuato dall’amministrazione che ho avuto l’onore di presiedere, come già avvenuto nella delibera del 25 agosto scorso, per la richiesta di finanziamenti per la riqualificazione urbana alla Presidenza del Consiglio, che portava chiari riferimenti ai progetti già messi in campo.
Ripartire dal Concorso internazionale d’idee sulla marina per ripensarne il ‘waterfront’ deve essere anche questa una priorità per la città. Decine di architetti e studi professionali di tutta Europa hanno partecipato, disegnando una marina che se realizzata produrrebbe finalmente quella svolta tanto auspicata per la nostra economia.
Una svolta che non può prescindere da due punti fondamentali, che sono stati individuati in maniera unanime da tutti i progettisti nell’approdo turistico di Rio Martino, che si sta realizzando anche grazie ai fondi per il ristoro nucleare, e nel porto di Foce Verde inserito nuovamente nel Piano dei Porti varato dall’attuale governatore Nicola Zingaretti.

Oggi chi governa ha il dovere di pensare alle prossime generazioni per lasciargli in eredità una città migliore.
Ripartire dai progetti già a sua disposizione consentirebbe davvero un salto di qualità rispetto ai primi mesi di questa amministrazione”.


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