L’orso M49 era scappato dal recinto del Centro faunistico del Casteller, nella parte meridionale di Trento, dove è stato rinchiuso lo scorso aprile. Lo aveva reso noto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Il plantigrado, conosciuto a livello nazionale con il nome di Papillon, è stato già protagonista l’anno scorso di una prima evasione dalla stessa area, questa volta non ha scavalcato ma, nel corso della notte, è riuscito a superare la barriera elettrica e, raggiunta l’ultima recinzione, ha divelto la rete elettrosaldata piegando l’inferriata dello spessore di 12 millimetri fino a ricavarne un’apertura sufficiente per scivolare all’esterno. Ad accorgersi dell’accaduto era stato il personale di guardia del recinto che, nonostante il fatto sia accaduto al di fuori del campo coperto dalle telecamere, ha notato come il segnale del radiocollare partiva dall’esterno del recinto.
«Questa volta però l’animale è provvisto di radiocollare e crediamo di poterlo localizzare celermente» aveva precisato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che aveva informato dell’accaduto il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.
Il ministro Costa ammoniva: «Non venga rinchiuso o ucciso»
«Deve vivere. Così il ministro dell’Ambiente Sergio Costa dopo aver sentito il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti e allertato anche l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)
«Come volevasi dimostrare Papillon, soprannome di Henri Charrière, il fuggiasco francese, è il soprannome migliore che potevamo scegliere per l’orso M49 – osservava il ministro Costa su Facebook – è fuggito per la seconda volta dal recinto in cui era stato rinchiuso. Ho sentito il presidente della provincia di Trento Fugatti e allertato Ispra». «La mia posizione rimane la stessa: ogni animale deve essere libero di vivere in base alla sua natura – dice ancora Costa – Papillon ha il radiocollare e quindi si può rintracciare e monitorare facilmente: non ha mai fatto male a nessuno, solo danni materiali facilmente rimborsabili. Chiediamo che non venga rinchiuso e assolutamente non abbattuto.
La fuga dell’orso M49 dal centro faunistico di Casteller è «la prova dell’incapacità dell’amministrazione provinciale di gestire la reintroduzione dell’orso in Trentino. Diffidiamo il presidente Fugatti dall’emanare una nuova ordinanza di abbattimento, così come ha fatto per l’orsa JJ4, abbattimento sospeso dal Tar». Così il presidente dell’Oipa Italia, Massimo Comparotto. «Speriamo di non costringere noi e le altre associazioni a una nuova battaglia legale per la difesa della vita di un animale.
Ricordiamo che il Pacobace (Piano di azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro orientali ) prevede all’articolo 3 la possibilità, in caso di orso ‘problematico’ o ritenuto tale di procedere con azioni preventive come, per esempio, la cattura con rilascio allo scopo di spostamento in zona idonea e non per forza, come invece fatto dalla Provincia autonoma di Trento, la cattura per captivazione permanente».
Coldiretti ribadiva:
«Occorre garantire la sicurezza dei cittadini, dei turisti e degli allevamenti messi in pericolo dalla nuova evasione dell’orsoM49, autore in Trentino di ripetute incursioni in baite, rifugi malghe e allevamenti con l’uccisione di mucche, pecore e cavalli». L’orso M49 era stato catturato nell’aprile scorso dopo essere stato protagonista di 44 attacchi con l’uccisione di 40 animali tra mucche, cavalli, pecore e galline», ricordava la Coldiretti, «un caso che rappresenta la punta dell’iceberg di una situazione fuori controllo». La resistenza di chi lavora e vive sul territorio, denunciava Coldiretti, è ormai al limite considerato che in Trentino ci sono almeno altri 81 orsi, ma in circolazione ci sono pure 13 branchi di lupi o ibridi. «Un grave rischio per l’incolumità delle persone ma anche per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo. Da qui la necessità di misure di contenimento, evidenziava Coldiretti, per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie presenti sul territorio per tutelare la biodiversità e il paesaggio».
L’orso più ricercato d’Italia ha colpito ancora. Avrebbe compiuto il suo primo raid da quando è nuovamente in libertà.
Sull’orso pende sia l’ordine di cattura che di abbattimento da parte della Provincia Autonoma di Trento (ma solo nel caso diventasse pericoloso per l’uomo). L’animale, nel suo raid, avrebbe sbranato due pecore e due capre (quest’ultime sono state soppresse) a malga Agnelezza in Val di Fiemme nella zona di passo Manghen.
Non vi è comunque certezza circa l’autore dell’assalto e i forestali preferiscono restare cauti perchè quella stessa area poche settimane fa era stata visitata dai lupi. I forestali aggiungono che “considerata la presenza di M49 nella stessa zona dell’episodio, sono stati attivati ulteriori siti di cattura dell’esemplare, operazione resa difficoltosa dai continui spostamenti dell’animale”.
Intanto, è stato fissato per mercoledì un incontro tra il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, da sempre contrario all’abbattimento di ‘M49-Papillon’, per discutere sulla gestione degli orsi in Trentino. Fugatti chiederà al ministro di accelerare sulle aree protette dove trasferire gli esemplari pericolosi anche perchè in questo momento sul territorio ci sono oltre 90 orsi, numero troppo alto per garantire una gestione sicura che s’aggirerebbe attorno ai 60 esemplari.
Alessandra Trotta (Giornalista Scrittrice)
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