LATINA- Nessuno tocchi Nicola. Giorgio Gori, per anni a Mediaset e Sindaco di Bergamo , ha lanciato un guanto di sfida al Segretario Nicola Zingaretti colpevole, da par suo, di non essere né carne né pesce.
L’argomentazione opposta più convincente gliel’ha fornita Giuliano Ferrara che sul Foglio di stamane indica i meriti dell’attuale Segreteria dem. Certo, anche io come Giuliano prediligo un leader dall’ego esorbitante, cinico, realista, spietato se serve. Alla scuola del realismo più crudo della Politica come “sangue e merda”, per dirla con Rino Formica.
Perciò abbiamo amato Craxi (per quanto mi riguarda storicamente essendo venuto al mondo una mattina di fine estate anno domini 1993), Berlusconi e Renzi.
Occorre dare a Nicola quel che è di Nicola. Il Presidente della Regione Lazio ha vinto primarie non entusiasmanti, raccogliendo i cocci di un partito dalla identità smarrita e con all’attivo due scissioni.
Oggi il Pd governa il Paese avendo confinato il tizio del Papeete all’opposizione ed è pur sempre uno dei primi partiti italiani. Aggiungerei, l’unico gruppo dirigente italiano ad avere il coraggio di definirsi partito, con tutto ciò che ne deriva: organismi collettivi, mediazioni, pluralità nella unità.
L’idea del Sindaco di Bergamo Gori, cioè convocare un congresso aprendo all’interno del Pd la corsa alla leadership, sembra non tenere conto del frangente storico che l’Italia si trova ad affrontare.
Curioso che questa sottovalutazione giunga dal primo cittadino di una comunità, quella bergamasca, che più di altre ha pagato in termini di vite umane la violenza del Covid-19.
Nel Pd la smettano di sollazzarsi con il passatempo preferito, rompere le balle al Segretario pro tempore, e pensino a ricostruire l’Italia.
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