Che disastro,ragazzi! C’è da star male solo al pensiero del Renzi virus, non ci sono aggettivi per apostrofarlo. Salvini è quel che è,lo sappiamo ma una cosa gli va riconosciuta a fronte del suo “compare”, una superiore,ahimé,coerenza benché intrisa di indecenza (verbale e non).Mi chiedo soltanto come possano i renziani, tutti compresi, non essere scandalizzati da comportamenti siffatti; come sia possibile ascoltare gli interventi a suo favore senza sobbalzare. Quanto al Governo neppure un clistere altamente depurativo potrebbe “sturarlo”: intasato e intoppato in maniera ignobile: la Meloni -che stupida non è-benché “pi(a)zzaiola”, avrà pure qualche ragione in proposito?! Insomma, l’Italia non va. Per fortuna ci sono gli …”emendamenti” dell’arte! Non solo il Raffaello risorto (alla Sistina) ma anche l’Arlecchino (teatro Argentina) restituito a nuova vita ad opera del regista Valerio Binasco. Diremmo:
ARLECCHINO NON ABITA PIU’ LA’
ossia la rilettura della bellissima commedia di Goldoni “Arlecchino servitore di due padroni”, perfettamente commisurata ai nostri giorni. Un’operazione coraggiosa la sua misurandosi col mitico spettacolo di G.Strehler (e l’altrettanto mitico Ferruccio Soler)i, una scommessa assolutamente vinta. Del resto, i classici vanno continuante letti e riletti,quindi, vista la loro perenne attualità, ricontestualizzati nel presente. Attuale quello di Strehler in chiave di “commedia dell’arte” propriamente intesa, attuale quello di Binasco in chiave di “commedia all’italiana” (vedi Monicelli o Comencini), comunque,perfettamente consona alla matrice d’origine: assolutamente “borghese” secondo la ben nota “riforma” goldoniana. Bel ritmo tra gags ed equivoci (commedia degli equivoci), con un bravissimo Natalino Balasso come Arlecchino, veneto purosangue, pienotto anziché disarticolato come Soleri eppure comicamente mobile e canagliescamente impacciato,ovviamente, sempre affamato. Fermo restando che l’Arlecchino è un unicum nel corpo delle commedie di Goldoni non implicando il contrasto o la dialettica buoni-cattivi, in esso i contrasti emergono a causa o a seguito dei rocamboleschi equivoci non già della rivalità o avversione tra i ceti o le persone. Anche la questione del posto di lavoro (Arlecchino si finge servitore di due padroni per avere doppio stipendio) non è posta da Goldoni nei termini di una “lotta di classe” bensì come un diritto naturale nel rispetto della persona umana: questa è la corretta lettura di Goldoni sia di Strehler sia di Binasco,con due stili diversi ma con la stessa intenzione dell’autore.Bravi tutti gli altri attori tra cui il borghesissimo,paternalista benché premuroso e cavilloso Pantalone-padre di Michele Di Mauro. Belle le soluzioni sceniche con praticabili e “siparietti” simil commedia dell’arte,riveduti e sapientemente corretti. Le scuole presenti in sala felicissime: in realtà, una bella lezione goldoniana,peraltro “attuale”! (gmaul)
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