Georges de la Tour (1593 – 1692) fu un pittore francese che visse perlopiù a Luneville dove risiedeva quasi stabilmente il Duca di Lorena e la corte e dove egli visse fino alla sua morte.
Pittore molto attivo e di fama, a causa però delle vicende drammatiche della Lorena la sua produzione ci è giunta scarsissima: una trentina di quadri in 40 anni di lavoro. Una parte considerevole della sua produzione andò distrutta nell’incendio di Luneville nel 1638. Secondo studi recenti le fonti di L. T. non sono da ricercare nel “caravaggismo” italiano ma nella pittura lorenese (J. Callot, Jean Le Clerc e soprattutto J. Bellange), nella cultura parigina, nei pittori di Anversa, di Leida e nei tedeschi.
La critica odierna sembra concordare la cronologia delle sue opere tra “diurni” e “notturni” come compresenti lungo l’intera sua attività. Allo stato attuale delle conoscenze su de La Tour si distinguono 3 grandi fasi nella sua opera pittorica. Il primo periodo (fino al 1630 ca.) risente soprattutto di Bellange e presenta opere a lume di candela con forti contrasti e singolare audacia compositiva ed espressiva (“Denaro versato”), e diurni come il “Ciclo degli apostoli” rivelati da una luce fredda e chiara che indaga i più minuti dettagli.
Nel secondo periodo appartengono opere come la “Buona ventura” (stesura pittorica ferma e compatta ma con un risultato finale da considerarsi antitetico). In questo periodo L. T. sviluppa anche la poetica dei “notturni” (“Giobbe deriso dalla moglie”) che diviene dominante nell’ultima fase di attività.
Muovendo da una radicale indagine realistica L. T. organizza una realtà sconvolgente entro una calcolatissima costruzione formale (“Le Maddalene”, “Il San Giuseppe falegname”, “La natività”, le diverse redazione del “San Sebastiano”), che annulla ogni esplicita connotazione del vero entro un impianto irrealistico e astratto secondo un processo che presenta forti analogie con il razionalismo della cultura francese contemporanea. Il “notturno” è lo strumento che serve al pittore (insuperato negli effetti di lume artificiale) per concentrarsi sull’essenziale, isolandolo dalle tenebre che lo elevano a oggetto di un assorta, immobile contemplazione.
Molte opere di L.T. sono note attraverso copie che pongono il problema della definizione della sua bottega. Se la sua equipe era piuttosto ridotta, come si ricava dai documenti, si deve supporre l’esistenza di un mercato parallelo, forse sfuggito al controllo del pittore.
Guglielmo Guidi
Ricercatore e storico d’arte.
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