30 anni fa cadeva il Muro di Berlino. Achille Occhetto e la lunga notte della sinistra

205
Una immagine della Bolognina. Achille Occhetto e Giorgio Napolitano. Alle loro spalle, un'immagine di Antonio Gramsci

30 anni fa cadeva il muro di Berlino e con esso si sgretolarono le ideologie che avevano plasmato, nel bene e nel male, il Novecento. A Botteghe Oscure, sede nazionale dei comunisti, le linee telefoniche erano intasate a ripetere la stessa domanda: “ E’ caduto il muro. Ed ora? Quale è la linea politica?”.

Già, qual’era. Natta si lasciò sprofondare nella sua poltrona da Presidente del Partito. Achille Occhetto, l’ultimo Segretario, era irreperibile a Bruxelles. A chi gli chiedeva di rientrare urgentemente a Roma, Achille rispose che aveva in programma una mostra a Mantova in compagnia della moglie Aureliana.

In tre giorni convocò lo stato maggiore del Pci alla “Bolognina” e preparò la svolta che cambiò nome del partito-Chiesa. Nacque così il Partito Democratico della Sinistra.

Occorre riconoscere il merito ad Occhetto di aver agito con rapida lucidità. Al netto degli errori, che poi si rivelarono letali per la sinistra, lo sbandamento che dovette provocare quella atmosfera di fine impero per un partito che nonostante le specificità del comunismo italiano, fu legato sempre mani e piedi all’Urss, è persino difficile da immaginare in questo tempo liquido e triste.

Gli errori. Non aver saputo indicare un modello di sinistra radicalmente alternativa al comunismo. Non si andò né verso una moderna socialdemocrazia alla tedesca, né si costruì un socialismo europeo che in Italia venne sempre trattato come un fenomeno neo-fascista.

E qui ci dobbiamo ricollegare ad un secondo, tragico errore. Politicamente, il più grave di tutti. L’aver interpretato la “finta rivoluzione” di Tangentopoli come una conseguenza giudiziaria della “questione morale” che Enrico Berlinguer elevò ad arma politica nella celeberrima intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari.

Nel biennio 92-93 ci fu la capitolazione assoluta della sinistra post comunista alla Procura di Milano, ai giudici cioè responsabili della liquidazione di partiti che avevano reso grande l’Italia: i socialisti ed i democristiani, in via principale.

Ho letto stamane una intervista ad Occhetto molto interessante. Ex post, ha il sapore della autocritica :”Se il Psi fosse sopravvissuto a Tangentopoli avremmo potuto creare una sinistra moderna”.

Già. Peccato che i socialisti e, massimamente il loro leader Bettino Craxi, furono trattati dai vertici comunisti come fossero dei gangster (come ebbe a dire Tonino Tatò, storico portavoce di Enrico Berlinguer).

Alla riunificazione delle sinistre, il Pci ha sempre preferito il mai interrotto filarino con la Democrazia Cristiana. Convinti com’erano che la specificità del comunismo italiano dovesse essere il dialogo progressivo fra il proletariato e le masse cattoliche.

Quando fu Craxi, invece, a conquistare Palazzo Chigi insieme alla Dc, i comunisti riversarono al “cinghialone” tutta la loro bile ed il terrorismo intellettuale di cui, senza dubbio, son venerati maestri.

Dopo il terremoto mediatico-giudiziario, Occhetto si candida a governare il Paese con la “gioiosa macchina da guerra”. Dall’altra parte della barricata, un imprenditore milanese capo di un partito fondato da pochi mesi si allea al nord con la Lega di Bossi e al sud con Fini.

La storia com’è finita lo sappiamo tutti. La lunga notte della sinistra da allora non conosce luce.


News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.