I limoni provenienti dalla Spagna e trattati con lo Imaxalil, un fungicida potenzialmente cancerogeno, sono in vendita anche a Latina. Li ha trovati sul banco di un noto supermercato Laura Scalabrini, ex consigliere regionale e nota ambientalista ed ecologista.
La notizia è di questi giorni.
In un centro commerciale di Siracusa nei giorni scorsi sono stati sequestrati 39 confezioni di limoni trattati con quel prodotto. La scoperta è stata fatta dagli Ispettori del Corpo Forestale della Regione siciliana e ne ha dato notizia l’assessore regionale all’Agricoltura e alla Pesca, Edy Bandiera.
Immaginarsi le reazioni. C’è chi si appella ai trattati di libero scambio che si fanno beffe delle clausole di salvaguardia e chi mette in guardia sulla mancanza dei tracciati del prodotto. Insomma una vera babele in cui a farne le spese è ovviamente il consumatore.
Laura Scalabrini quando ha trovato la rete degli agrumi sul banco, quegli stessi agrumi che in Sicilia sono stati ritirati, non ha perso tempo. Ha fotografato i limoni e presa carta e penna ha scritto al direttore del supermercato: “Ho notato nel reparto vendita ortofrutta limoni provenienti dalla Spagna e trattati con imazalil e propiconazolo, due sostanze chimiche considerate altamente tossiche e pericolose per la salute e per l’ambiente.
Conoscendo il vostro impegno a tutela del consumatore, ne chiedo il ritiro dal commercio nazionale”.
Decisa e lapidaria, da sempre, Laura mi spiega: “Avendo io insegnato economia aziendale e quindi non mi reputo esperta di chimica, ho chiesto al dr. Pietro Paris, responsabile sostanze nocive dell’Ispra, Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale, delucidazioni in merito, da allegare alla mia richiesta di ritiro. E il dr. Paris mi ha spiegato che l’imazalil e il propiconazolo “sono due sostanze con una severa classificazione di pericolo, sia per la salute umana, sia per l’ambiente. Tra le altre cose l’Imazalil è sospetto cangerogeno e il Propiconazolo è tossico per la riproduzione”.
E ha anche aggiunto che l’uso di quest’ultimo, consentito in Europa fino a febbraio 2019, non è più autorizzato.
Nel caso di sostanze come questa, spiega ancora Paris e in genere per le sostanze cancerogene, mutagene, reprotossiche, non è possibile stabilire un livello di sicurezza e non esiste pertanto una dose accettabile.
Tanto basta quindi per attivare la clausola di salvaguardia personale, se non esiste quella pubblica.
“Mi chiedo, perché dobbiamo essere sempre noi cittadini a tutelare la nostra salute, sottolinea ancora la Scalabrini. Ognuno di noi, quando acquista un cibo, ha il diritto di sapere che cosa compra e se quello che compra può essere o meno pericoloso. La frutta e la verdura sfusa non locale e locale, deve essere dotata di sistemi di tracciabilita’.
Io devo e voglio sapere se l ‘insalata o il finocchio che acquisto è stato coltivato nella terra dei fuochi o nella valle dell’Amaseno.
Invece no. Tutto lo sfuso non porta alcuna indicazione di nessun tipo. Chi compra deve ogni volta fare un atto di fede. È vero che la maggioranza dei pesticidi è autorizzata , ma è anche vero che nessun Ministero si è preoccupato dell’effetto cocktail prodotto nel nostro organismo da tali sostanze. Ricordiamoci che noi siamo ciò che mangiamo. E che la salute dipende molto dal nostro cibo”.
E allora, tanto per tornare a noi e alla nostra realtà, la battagliera Laura chiosa… “ Il Sindaco Coletta e l’assessore Roberto Lessio, quest’ultimo già coltivatore e commerciante di cibo prodotto da agricoltura biologica, invece di menare il can per l’aia, tutelassero la salute degli abitanti che li hanno votati”.


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