Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. Marcel Proust
Quando si è giovani, si nutrono diversi sogni con la speranza che prima o poi si possano realizzare. Ricordo che subito dopo gli studi universitari aspiravo a viaggiare per conoscere nuovi mondi, per allargare gli orizzonti di vita, per avvicinare persone con costumi, usi, tradizioni e culture diversi. Viaggiare era una grande occasione di confronto con altre culture e stili di vita differenti, una possibilità di vedere aspetti inimmaginabili del mondo da scoprire. In gioventù ho sognato per lunghi sedici anni di andare nel lontano continente asiatico, e più precisamente in Cina, per conoscere una delle culture più avanzate e complesse del mondo antico
L’occasione propizia si presentò quando un carissimo amico mi offrì l’opportunità di pagare il viaggio a rate e nell’ottobre del 1983 ebbe inizio l’incantevole avventura di andare a conoscere la Cina di Mao Zedong. Prima di partire cercai di prepararmi con letture inerenti soprattutto gli aspetti politici, storici e culturali di questo grande Paese, ma per fortuna, tra i componenti del gruppo, c’era una ragazza di Roma che, avendo sostenuto tre esami di storia dell’arte e dell’archeologia cinese, aveva potuto integrare le nostre informazioni necessarie per inquadrare meglio la conoscenza della Cina.
Era il primo viaggio in areo durato molte ore con partenza da Roma Fiumicino e scali tecnici ad Atene, a Calcutta ed infine a Pechino. L’impatto fu decisamente scioccante, vertiginoso. Paesaggi, panorami volti, atmosfere, colori, sapori, odori, strade, caseggiati, dimensioni spaziali e temporali completamente differenti: uno spaesamento totale. La mattina nei vari alberghi di Pechino di Shanghai e Xi’an ero svegliato dal dolce suono del campanello di centinaia e migliaia di biciclette che costituivano (allora) i mezzi di trasporto di massa della popolazione cinese per recarsi al lavoro.
La prima e più forte curiosità fu quella di andare in piazza Tienanmen per incontrare giovani, parlare con loro, chiedere quali sogni e progetti avessero nella loro mente, quali fossero le loro aspirazioni, i loro desideri.
I ricordi più vividi di questo indimenticabile viaggio, oltre alla maestosità e grandezza della Muraglia cinese, di Piazza di Tienanmen, alla bellezza dei sontuosi palazzi della Città Proibita, sono i leggiadri volti e i vestiti variopinti dei bambini. È proprio vero ciò che ha scritto Guy de Maupassant: «il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno».
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