Il soffio del vento: Credere

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Credo nel sole anche quando non brilla,                                              credo nell’amore anche quando non mi circonda,                                credo in Dio anche quando tace.                                                              Un anonimo ebreo

Credere è una parola plurisemantica; infatti, oltre che aver fiducia e fidarsi, essere sicuro dell’esistenza di qualcuno e di qualcosa, significa anche dare credito a una persona ritenerla veritiera, prestare fede a ciò che dice, a ciò che afferma, a ciò che promette. Credere è la modalità basilare di vivere la relazione con l’altro.

Espressioni credere ai miracoli, alla resurrezione dei morti, alla vita eterna, al paradiso e all’inferno, all’esistenza di Dio sono riferite a profonde convinzioni religiose che sono messe in discussione o negate da chi è agnostico o non crede e dichiara di essere ateo.

Credere e non credere è un vero spartiacque della vita, che comporta diverse sfumature, diverse prese di posizioni da ritenere in considerazione e da rispettare. Infatti non bisogna dimenticare sia le parole del cardinale Carlo Maria Martini «Ciascuno di noi ha in sé un non credente e un credente, che si parlano dentro, che si interrogano a vicenda, che rimandano continuamente domande pungenti e inquietanti l’uno all’altro.  Il non credente che è in me inquieta il credente che è in me e viceversa», sia il pensiero laico del filosofo Massimo Cacciari «Non sono un credente. Sono culturalmente, vitalmente, esistenzialmente interessato anche alla posizione del credente, alla posizione religiosa, non credo affatto che queste posizioni siano superate da atteggiamenti e da prospettive razionalistiche, sono cose distinte e che si accompagnano, si sono accompagnate e penso si accompagneranno».

Nell’odierna società multietnica, immersa in mille contraddizioni, molti problemi, relativi alle ingiustizie, alle diseguaglianze e alle diverse forme di violenza, invitano credenti e non credenti a una responsabilità comune per il bene dell’umanità, a essere aperti alla ricerca, al dubbio e inclini all’arte dell’ascolto, alla tolleranza reciproca, al rispetto, al fascino della speranza di costruire un mondo migliore, a riflettere sulle domande ultime (chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, perché il male, cosa è la felicità?…), che accomunano uomini e donne di ogni epoca.

In questa prospettiva è condivisibile l’idea espressa da uno dei massimi pensatori del XX secolo, l’austriaco Ludwig Wittgenstein: «Credere in Dio vuol dire comprendere la questione del senso della vita. Credere in un Dio vuol dire che i fatti del mondo non sono poi tutto. Credere in un Dio vuol dire vedere che la vita ha un senso».

 


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