L’uomo è creatura della narrazione: dalla nascita alla morte ciascuno di noi non fa altro che raccontare, raccontarsi e farsi raccontare delle storie; e questo infinito narrare ha un esito sorprendente, la costruzione sempre intrapresa e sempre rinnovata del senso del mondo e di noi nel mondo.
Giuseppe O. Longo
In questa ulteriore prova narrativa, Antimo Claudio Di Biasio propone ai suoi lettori l’evolversi della storia di vita raccontata, sempre con slancio e passione, già in Amore inaspettato, con gli stessi protagonisti, gli stessi luoghi e le medesime atmosfere familiari. Questo romanzo, come ha affermato più volte l’autore, è liberamente ispirato a una storia vera dove i personaggi sono frutto della creatività immaginativa dello scrittore.
Narrare con leggerezza, agilità e semplicità sembra essere per l’autore la forma più congeniale alla sua concezione di vita; raccontare storie accadute realmente o immaginate sembra essere uno dei tratti fondamentali della sua personalità. I suoi racconti sono storie ben costruite con personaggi vigorosi, tratteggiati nei minimi dettagli inerenti al profilo psicologico dei personaggi, con la descrizione precisa dei luoghi, che fanno da sfondo agli eventi, e con lo scandire i tempi delle azioni e degli avvenimenti.
Per chi lo ha seguito fin dal primo romanzo, Antimo Claudio Di Biasio nel suo procedere narrativo appare più sicuro sia nella costruzione complessa dell’architettura del racconto, sia nel tratteggiare i protagonisti della storia e sia nel costruire la trama, perché dimostra di essere capace di raccontare con disinvoltura le cose, gli uomini, i gesti, le immagini, gli ambienti, e di essere abile nel costruire i dialoghi e di inserire efficaci colpi di scena, che coinvolgono il lettore.
Il racconto costruito in questo secondo libro è certamente finzione, ma quel genere di finzione attraverso cui si cerca di mettere in scena la verità, che è sotto gli occhi di tutti e che solo un osservatore attento dei costumi e dell’agire degli uomini e delle donne di oggi coglie, assorbe e trasforma in scrittura piacevole. Per raccontare una storia, come quella narrata da Di Biasio c’è bisogno di avere le idee chiare, di possedere uno sguardo profondo sulla realtà sociale, di sapersi concentrare sull’essenziale e di fare in modo che nelle pieghe del racconto il fattore umano emerga in tutta la sua complessità.
Marco, Noemi, Giorgia, Carlo e tutti gli altri personaggi, che popolano la trama di questo racconto, dimostrano di essere più maturi, più accorti nelle loro azioni quotidiane, nel perseguire i loro sogni e progetti di vita individuale, familiare, professionale e sociale e nel risolvere con maggior pacatezza i loro conflitti esistenziali nel campo emotivo-sentimentale e nella sfera delle relazioni interpersonali.
Marco il protagonista, manager responsabile del settore tecnico-commerciale di una fabbrica farmaceutica, è più accorto e riflessivo sia nel condurre la sua vita professionale e sia nel gestire con equilibrio il ménage familiare soprattutto nel momento di crisi matrimoniale e di difficoltà per la grave malattia di sua moglie.
Noemi, la giovane moglie di Marco, dopo lo sbandamento iniziale nella nuova realtà milanese, affronta con dignità il profondo disagio psicologico per il tradimento, a cui sono seguiti sensi di colpa, scuse e richiesta di perdono, e il male fisico (la leucemia) affrontato con coraggio, determinazione e speranza. Il cammino esistenziale di Noemi, come donna del nostro tempo, appare altalenante, tortuoso e anche tormentato che sfocia, dopo un “calvario”, con esito positivo, nell’impegno sociale del volontariato.
Gli altri personaggi, che fanno da contorno alla storia principale, sembrano essere sbiaditi, scontati, di scarso rilievo, tuttavia arricchiscono e completano il quadro di una società borghese fatta di corse affannate per carriere brillanti, di esteriorità futili (shopping, cene in ristoranti di moda, balli in locali di lusso, frequentazioni di palestre ben attrezzate) e di passioni caratterizzate da superficialità.
L’autore, in questo secondo romanzo, manifesta una maggiore capacità di gestire bene i protagonisti del racconto, perché sa parlare, attraverso il vissuto dei personaggi, di sentimenti comuni a tutti gli esseri umani come l’amore, l’invidia, la gelosia, la solitudine e la paura della morte, sa descrivere la complessità e le inquietudini del vivere del nostro tempo, con lucidità e in modo brillante e persuasivo.
Ancora una volta i temi centrali del racconto, fondamentali per l’esistenza umana, sono l’amore, scandagliato in tutte le varie sfumature, la crisi esistenziale della famiglia e del rapporto tra i partner e tra genitori e figli, ed anche la presenza del male e della malattia. Uno spaccato psicologico e sociologico ben delineato, analizzato in tutti i risvolti positivi e negativi che, nel porre angoscianti interrogativi, inducono a trovare altri equilibri e a riflettere per costruire nuovi orizzonti di vita serena e di felicità.
Una prosa serrata e un ritmo narrativo incalzante fanno trascorrere momenti emozionanti e carichi di suspense al lettore che rimane “incollato” alla trama del romanzo dalla prima all’ultima pagina. Grazie a un linguaggio adeguato, semplice e diretto, vivacizzato da espressioni e termini usati quotidianamente dalla maggior parte delle persone, l’autore offre al lettore interessanti considerazioni e intense riflessioni sul mondo di oggi e sull’universo familiare e sociale.
Storie di fragili Amori è una storia narrata che si legge con piacere, attenzione e soprattutto crescente emozione. Un libro sincero e toccante per la sensibilità con cui l’autore guarda al mondo dell’amore, del lavoro e della vita quotidiana dei suoi personaggi.
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