LATINA – Una notte di maggio, in Vaticano. Echeggiano degli spari. Qualcuno, dalla porta di un appartamento, intravede un cadavere. Grida. Inizia il giallo delle Guardie Svizzere: tre morti. Cedric, vicecaporale, è accusato di avere ucciso il Comandante e sua moglie: e di essersi suicidato subito dopo. La versione ufficiale della Santa Sede, diffusa dopo pochissime ore, va a sbattere con quella di Muguette, la madre di Cedric, che pensa piuttosto che suo figlio sia rimasto vittima di un gioco più grande. E’ andata così? Da anni le due tesi si scontrano.
La presentazione di questa ricostruzione e delle sue possibili ed eventuali soluzioni è il leitmotiv del libro ‘Sacro sangue. Storie di svizzeri, menzogne e omicidi’ è un libro di Sanvitale Fabio e Palmegiani Armando pubblicato da Sovera Edizioni. La presentazione avverrà mercoledì 6 aprile alle 18,30 nel consueto appuntamento del Salotto Feltrinelli presso la libreria Feltrinelli di Latina in via Diaz. Condurrà l’incontro il giornalista Gian Luca Campagna, l’evento è organizzato dall’agenzia Omicron.
Oggi, con l’espressione caso Estermann si intende il fatto di sangue avvenuto all’interno della Città del Vaticano nel quale hanno perso la vita il comandante della Guardia Svizzera pontificia Alois Estermann, sua moglie Gladys Meza Romero e la giovane guardia Cédric Tornay. Quel che è certo è che il 4 maggio 1998 in un palazzo della curia della Città del Vaticano vengono ritrovati in una stanza i cadaveri di Alois Estermann, 44 anni, comandante del Corpo delle Guardie svizzere, di Cedric Tornay, suo subordinato, e della moglie di Estermann, la venezuelana Gladys Romero. I due coniugi, apparentemente, sono stati uccisi; il giovane Tornay, che presenta un foro da proiettile nella parte posteriore del cranio, sembra essersi suicidato. E secondo la prima ricostruzione dell’accaduto l’omicida-suicida sarebbe Tornay. Egli avrebbe agito in preda ad un raptus, ipotesi che sembrerebbe confermata dall’autopsia, durante la quale sarebbe stata notata una cisti nel cervello del presunto omicida-suicida. E subito si diffonde il forte astio tra Estermann, già noto alla cronaca per essere salito, tra i primi, sulla papamobile di Giovanni Paolo II ferito da Ali Agca nel 1981, e Tornay, per le punizioni cui sarebbe stato soggetto o per la mancata consegna di un encomio.
Nei giorni successivi all’accaduto, la Santa Sede avverte la madre di Tornay, Muguette Baudat tramite il parroco del paese in cui la signora risiede. Una volta appresa la notizia, la donna si reca a Roma per le esequie, ma prima le viene impedito di vedere il cadavere poi accetta la proposta di alcuni prelati di cremare il corpo, in modo da poter ritornare più agevolmente in patria. Tuttavia il giorno dopo decide di non firmare l’autorizzazione. Nel frattempo spunta una lettera del figlio, una strana lettera d’addio, indirizzata alla madre, che presenta numerosi punti oscuri, sia dal punto di vista grafologico che da quello logico.
Così Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani indagano senza pregiudizi su tre morti difficili da decifrare. Incontrano personaggi silenziosi, disegnano la stanza del delitto, leggono le perizie, si muovono tra Roma, Parigi e la Svizzera a caccia di documenti e informazioni. Parlano con nuovi consulenti, prendono i tempi, cercano moventi. E danno la loro soluzione al giallo delle Guardie Svizzere.
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