Claudio Moscardelli torna a parlare del legame tra il clan Ciarelli – Di Silvio e una parte della politica. “Gli anni dell’asservimento possono tornare”, come ha dichiarato il sindaco di Latina, Damiano Coletta “non bisogna mai abbassare la guardia”. E i fatti avvenuti negli scorsi anni e che sono defluiti in diverse inchieste e che hanno portato già anche a numerose condanne, non vanno dimenticati.
Moscardelli ricostruisce tutti i passaggi di quel periodo fino a quelli più recenti
“Negli anni 2000 l’ascesa del clan Ciarelli – Di Silvio – ha ricordato Moscardelli – è stata irresistibile. L’azione di contrasto alla criminalità organizzata era praticamente inesistente e lo Stato a Latina aveva abdicato al suo ruolo. Il clan con oltre mille soldati aveva il controllo delle attività criminali del territorio e diveniva massa di manovra elettorale tra voti diretti, voti estorti, voti pagati e brogli elettorali. Nel 2009 il tentativo dei Casalesi per entrare a Latina è stato respinto con successo dal clan. Eppure a Latina ancora nel 2010, dopo le prime inchieste di Niccolò D’Angelo e gli omicidi di gennaio, si organizzavano cene elettorali con il clan per le regionali 2010. Maietta era conteso nel centrodestra fino a diventare il padrone del Comune di Latina e deputato di Fratelli d’Italia, tesoriere del gruppo parlamentare alla Camera”.
Poi il segretario provinciale del Pd fa riferimento al video che sta girando in queste ore sul web, di Costantino Di Silvio che festeggia in strada completamente nudo, Maietta che entra in Parlamento. “Cha cha festeggiava: a ragione – ha spiegato – era contento poiché le mani sulla città erano ben salde. Istituzioni dello Stato, vertici delle forze dell’ordine, politici di centrodestra, professionisti, imprenditori e società civile in genere erano in tribuna d’onore allo stadio ad omaggiare la società di calcio dominata dai vincenti Maietta e Cha Cha. Il punto più basso delle istituzioni e della città di Latina, asservita alla criminalità organizzata”.
Nel 2014 qualcosa cambia: “A dicembre la prima missione della commissione Antimafia a Latina. Il questore De Matteis ha rotto l’incantesimo di Latina città aperta alla criminalità. Il ministero dell’Interno ha sostenuto con uomini e mezzi straordinari l’attività delle forze dell’ordine. Ci furono delle inchieste e ci furono i risultati prodotti. La Commissione antimafia ha acceso i riflettori su Latina ed è stata con il fiato sul collo su tutte le istituzioni per reagire.
A maggio del 2016 altra audizione a Roma, stavolta con De Matteis, il quale la realtà complessa della nostra provincia. Latina, già obiettivo della criminalità organizzata per il settore rifiuti e per la discarica, era dominata dal clan, organizzazione criminale forte, feroce e con coperture politiche. Capace di resistere all’ingresso dei Casalesi e poi di accordarsi con loro. Usura, racket e spaccio di stupefacenti tra i principali affari oltre alla penetrazione nel tessuto economico, sociale ed istituzionale. L’enorme massa di denaro per i profitti dell’attività criminale sapientemente gestita era oggetto di esportazione”.
Al clan Ciarelli-Di Silvio è stata contestata da ultimo l’associazione di stampo mafioso. “Finalmente – ha detto ancora Moscardelli – il passaggio che rende chiari i connotati della mafia di Latina”.
“Troppe inchieste – attacca quindi l’ex senatore – sono rimaste ferme, concluse e in attesa di provvedimenti. Perché? Latina sta sparendo dai riflettori e non interessa più? Tutto il filone del riciclaggio di denaro non è stato portato alla luce. Sul rapporto con la politica, dopo quanto emerso nei rapporti con l’ex deputato di Fratelli d’Italia Maietta, tutto si è fermato. Ci aspettiamo che il lavoro delle forze dell’ordine venga valorizzato.
Ci sono almeno 15 anni da indagare ma nulla trapela: politica, edilizia, riciclaggio, voto di scambio. A Latina c’è chi vorrebbe chiudere la parentesi 2014-2017 di lotta senza quartiere alla criminalità. Troppe collusioni negli anni favolosi della gara ad essere in tribuna d’onore allo stadio. Oggi a molti farebbe comodo far dimenticare, per riprendere come prima a comandare e a fare affari criminali in città”.
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