Le bugie più crudeli sono spesso dette in silenzio.
Robert Louis Stevenson
La bugia, sinonimo di menzogna, ipocrisia, fandonia, frottola o balla, è un’affermazione consapevolmente contraria alla verità. Il poeta inglese, George Gordon Byron si chiedeva: «E, dopo tutto, che cos’è una bugia?/Solo la verità in maschera» che può esprimersi con la parola, lo scritto, il gesto o anche il silenzio. Secondo lo scrittore e drammaturgo irlandese, George Bernard Shaw, «esistono cinque categorie di bugie; la bugia semplice, le previsioni del tempo, la statistica, la bugia diplomatica e il comunicato ufficiale».
Nel dire e raccontare bugie si possono anche sostenere ed enunciare bugie pietose come quelle che vengono affermate per evitare ad una persona qualcosa di doloroso, di spiacevole e di triste. Già l’antico drammaturgo greco, Sofocle, diceva: «Non è bello dire menzogne, ma quando la verità potrebbe portare terribile rovina, allora anche dire ciò che non è bello è perdonabile».
La bugia riguarda uno dei comportamenti che interessano contemporaneamente sia il terreno della psicologia e della psicanalisi che quello della pedagogia. In riferimento all’educazione infantile la bugia è una dissimulazione, una falsa riproduzione di fatti al fine di indurre altri in errore, di conseguire determinati scopi, di ricercare situazioni vantaggiose, di evitare momenti difficili per non recare danni a sé e agli altri.
La bugia dei bambini, oltre ad essere fisiologica perché svolge una funzione adattiva alla realtà, è spesso una tendenza alla riproduzione fantastica della stessa perché la natura infantile è portata alla confusione dei dati della realtà con quelli della fantasia. Pertanto è necessario usare prudenza prima di assumere, con i bambini che dicono bugie, atteggiamenti di grave riprovazione o addirittura di punizione, perché l’educazione alla verità e alla sincerità è determinata dalla creazione, attorno al bambino di un ambiente familiare e scolastico sereno, comprensivo, di fiducia e non troppo intransigente.
Il fondatore della psicanalisi, Sigmund Freud, nel saggio Le bugie di due bambine (1913) ha scritto: «Numerose bugie di bambini ben educati hanno un significato particolare e dovrebbero far riflettere gli educatori anziché irritarli. Esse si verificano per l’influsso di impulsi d’amore straordinariamente forti e diventano fatali se provocano un malinteso tra il bambino e la persona che egli ama».
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