‘Angela della morte’, arrestata pusher nigeriana

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GAETA – Angela era il suo nome d’arte, Angela della morte l’hanno ribattezzata i poliziotti del Commissariato di Gaeta che l’hanno arrestata, chiudendo così il cerchio sui casi insoluti riguardanti i decessi causati dalle dosi mal tagliate o di pessima qualità della droga che spacciava. Due fatti tragici che hanno riguardato una coppia di Gaeta: V. M. L., morta il 2 agosto 2014 e C. M., deceduto il 10 settembre dello stesso anno.
Da questi tragici eventi ormai datati, come una sorta di “cold case” per duplice omicidio, hanno preso il via le indagini condotte dal personale del Commissariato di Gaeta che ha analizzato gli indizi ed i riscontri hanno portato alla misura precautelare del fermo del P.M., emesso oggi dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cassino, Eugenio Rubolino, ed immediatamente eseguito a Castel Volturno, nei confronti di: ODIGIE Patience, di nazionalità nigeriana, anni 40 circa di età, rintracciata nel cosiddetto “ghetto nigeriano” di quella località dell’agro aversano.
Secondo le indagini, la “pusher” si avvaleva del nome d’arte di “Angela”, con il quale era solita intrattenere le transazioni di stupefacente con la coppia gaetana, avvalendosi anche dell’utenza mobile intestata ad una “testa di legno”. Le indagini sono state avviate con il primo decesso, avvenuto a Carinola in provincia di Caserta, dove la donna veniva trovata in fin di vita dal marito e vanamente soccorsa da quest’ultimo. Ma è con il secondo decesso che si è data la svolta decisiva alle attività degli inquirenti; allorché è stato possibile, attraverso la ricostruzione dei contatti e degli spostamenti dell’uomo risalire, senza ombra di dubbio, all’ identificazione della spacciatrice. Sono molti gli eventi ed i fatti che hanno portato gli investigatori all’epilogo odierno. L’indagine è stata condotta utilizzando sia tecniche moderne, che tradizionali: l’ascolto di testimoni, l’analisi dei tabulati, dei contatti telefonici e dei sistemi di localizzazione GPS (“positioning”), la ricostruzione degli spostamenti delle vittime e l’analisi degli scontrini delle farmacie; tutto ha concorso alla ricostruzione dei fatti, che si sono conclusi con il riconoscimento fotografico di Angela da parte di numerosi assuntori nei confronti di ODIGIE Patience.
L’accertamento della effettiva identità della “pusher”, i gravi indizi di colpevolezza a suo carico, nonché il fondato pericolo di fuga all’estero della donna, hanno imposto alla polizia giudiziaria prima ed all’Autorità Giudiziaria poi, di adottare il provvedimento precautelare d’urgenza finalizzato ad assicurare alla giustizia la pericolosissima straniera.
La donna arrestata oggi è stata rinchiusa presso il carcere femminile di Pozzuoli a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


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