La chemofobia, o “paura della chimica”, è l’opinione irrazionale e infondata che tutte le sostanze “chimiche” siano dannose e nocive, mentre tutte le cosiddette “sostanze naturali” siano buone e salutari. Ciò non tiene conto del fatto che la tossicità di una sostanza dipende solo e soltanto dalle sue caratteristiche intrinseche sia che la sostanza sia stata prodotta per sintesi chimica che per biosintesi (o sintesi naturale).
Chi soffre di tale fobia ignora che ogni sostanza chimica sia una sostanza pura e ha la convinzione che le sostanze chimiche siano solo quelle prodotte per sintesi chimica, e che siano nocive a qualsiasi dose e che non possano apportare alcun beneficio all’organismo, mentre presume immotivatamente che le sostanze che lui ritiene naturali siano solo quelle sostanze che siano estratti dalla natura e che non siano state in alcun modo manipolate artificialmente per via chimica.
A titolo di esempio, si descrive la storia dell’acido acetilsalicilico, meglio conosciuto come aspirina, sostanza molto nota per il suo utilizzo universale.
L’acido acetilsalicico o aspirina è il prodotto della reazione dell’acido salicilico con l’anidride acetica. A sua volta l’acido salicilico si trova nella salicina, una sostanza (glucoside fenolico) contenuta nella corteccia del Salice bianco in percentuale pari a 1-2%, che venne isolata per la prima volta dal chimico tedesco Johann Andreas Buchner (1783 – 1852), professore all’Università di Monaco. La salicina è stata isolata anche dai fiori della Spirea.
La corteccia del Salice e i fiori della Spirea, infatti, nel passato sono stati usati per curare affezioni cutanee come l’acne e le verruche, dolori reumatici, mal di testa e stati febbrili.
Il padre della medicina, Ippocrate (460 – 377 a.C.), di cui i medici italiani all’atto della Laurea leggono il Giuramento, utilizzava la sostanza estratta dalla corteccia di Salice per curare gli effetti indicati. Galeno di Pergamo (129 – 201 d.C) introdusse a Roma l’uso della corteccia di Salice come antidolorifico, tant’è che, in seguito veniva masticata dai legionari romani per sopportare il dolore causato dalle lunghe marce forzate.
Nel Medioevo, invece, si faceva bollire la corteccia del Salice, il cui decotto veniva fatto bere alle persone afflitte da dolori di vario tipo.
Nel 1853 il chimico francese Charles Frederic Gerhardt (1815 – 1856) riuscì a sintetizzare l’acido acetilsalicilico, anche se in forma instabile e impuro, che provocava danni alla mucosa gastrica ma, circa quarantanni dopo, nel 1897, Felix Hoffman (1868 – 1946) chimico della Bayer, riuscì mediante la reazione di acetilazione, ovvero attraverso la combinazione di acido salicilico con acido acetico, a renderlo puro e stabile.
Il 1° febbraio 1899, infatti, venne depositato dalla Bayer il marchio Aspirina che un mese dopo, il 6 marzo, fu registrato nella lista dei marchi di fabbrica dell’Ufficio Imperiale dei Brevetti di Berlino.
In tedesco il nome Aspirin, deriva da “A” a causa del processo di Acetilazione e da “spirin” in riferimento al nome della pianta Spirea.
L’aspirina oggi è molto usata: per la profilassi e il trattamento delle patologie cardio- e cerebro-vascolari e dell’infarto miocardico, e per combattere qualsiasi dolore lieve o moderato, la febbre e la flogosi nelle malattie reumatologiche e muscolo-scheletriche.
Francesco Giuliano
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