APRILIA – Ladro? Marocchino ucciso di botte o morto per l’incidente: in un Paese ‘normale’ non sarebbe mai successo, ma qui la gente è esasperata.
Quello che è accaduto la scorsa notte sulla Nettunense, l’arteria che unisce il produttivo entroterra del nord Pontino al litorale romano di Anzio e Nettuno, dove alle porte delle Capitale si intrecciano storie della moderna Italia di frontiera e di periferia, rende bene il grado di follia a cui oggi ci siamo assuefatti.
Invece di interrogarci e cercare soluzioni di buonsenso per risolvere le cause che hanno generato quel dramma, ci dividiamo in tifosi dell’una e dell’altra parte politica.
In un Paese normale nessuno avrebbe mai inseguito un’auto sospetta con targa straniera, ma nessuno si sarebbe mai nemmeno indignato del fatto che venga definito ladro chi viene trovato in possesso di uno zaino pieno di arnesi da scasso.
Negli Stati Uniti, quelli di Obama prima e di Trump dopo, se qualcuno viene ‘pizzicato’ in contesti equivoci e criminali: tipo in un’auto con chi sta andando a delinquere, oppure in possesso di un’arma usata per una rapina o per un’omicido; non ci pensano su due volte ad incriminarlo per quello specifico reato.
Nessuno negli Stati Uniti si sognerebbe di dire ‘presunto ladro’ a chi viene trovato con i ferri del mestiere come si dice in gergo.
Ecco: chiamare le cose con il proprio nome sarebbe il primo passo per risolvere il problema della ‘giustizia fai da te’ che tanto va di moda oggi.
La gente sarebbe meno indignata ed esasperata, svanirebbe la falsa percezione che i reati nel nostro Paese non vengano perseguiti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura e forse si inizierebbe a pensare con certezza alle pene previste dal nostro codice penale.
In un Paese normale e civile non si inseguono auto sospette e non si picchia chi la occupa, ma in un Paese normale le cose si chiamano per nome: i ladri sono ladri e non presunti o creduti tali.
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