La Banca d’Italia per ospitare un grande Museo della bonifica

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“Matera ha i Sassi. Mantova possiede l’eredità dei Gonzaga. Viterbo la bellezza medievale disegnata dai Pontefici. E Latina? Abbiamo ascoltato nel tempo che Latina non ha storia, poi ci siamo ricreduti quando il centrodestra è andato al governo centrale e cittadino e si è parlato di bonifica integrale sdoganando –in parte- la Storia e i suoi protagonisti, abbiamo vissuto momenti di esaltante celebrazione quando lo scrittore Antonio Pennacchi con ’Canale Mussolini’ ha cantato l’opera dei bonificatori delle Paludi Pontine. Quindi? Quindi credo che sia opportuno che per la prima volta Latina investa su se stessa e sulle sue peculiarità e caratteristiche, puntando sul suo naturale Dna, lasciando da parte disegni che non abbracciano il suo ideale di città. Sarebbe auspicabile per puntare su uno dei due comparti economici ‘naturali’ del territorio del capoluogo, vale a dire turismo e agroalimentare, investire su di essi. E come? Entro la fine dell’anno verrà ‘rottamata’ dalla Banca d’Italia la sede storica anni ’30 che s’affaccia su piazza della Libertà per la strategia di centralizzazione e ridimensionamento, quello deve essere l’obiettivo comune tra i vari attori pubblici (Comune, Provincia e Regione) e politici (deputati regionali e parlamentari) intercettando fondi comunitari per acquisire quell’immenso e vasto immobile e trasformarlo in un Museo della bonifica, in modo da attrarre visitatori di tutto il mondo, rivitalizzando il centro storico che oggi versa in totale abbandono. È follia? No, è una visione futura, e i politici hanno l’obbligo di essere visionari per anticipare e cavalcare il futuro. E già, anomalo, ma a Latina, città futuristica nata qualche decennio prima di Dubai ha perso tutto il vantaggio accumulato nel tempo, non abbiamo mai puntato sul racconto dell’epopea unica e singolare della storia della bonifica integrale, momento studiato da diverse università olandesi e americane, sia per l’idea di ‘città nuova’ che per il patrimonio architettonico monumentale che per la complessa macchina di bonifica idraulica. Il nuovo Museo andrebbe a completare un percorso ideale con quelli già esistenti, come quello di Piana delle Orme e il Museo della Terra pontina, un Museo quindi che abbracci per la prima volta la nostra storia peculiare, a torto troppo spesso ripudiata e marginalizzata. Latina deve raccontare le sue radici, attraverso un valido e vasto complesso museale che valorizzi la sua storia della bonifica, esaltando poi anche la parte naturale di Villa Fogliano, che appartiene al Parco nazionale del Circeo. È contro natura snaturare una città, fa sorridere questo dettame come quando nel periodo del commissario straordinario o durante la giunta Coletta si studiava come valorizzare la ztl nel cuore cittadino, portando esempi di città medievali o rinascimentali, tralasciando volutamente che Latina è una città del ‘900. E forse per puntare sul turismo del capoluogo sarebbe necessario che Latina riparta da se stessa, dalle sue origini, da quello che la città possiede ed esprime: la sua storia, il complesso monumentale dei suoi edifici unici al mondo. È un turismo culturale cui si lega poi con quello agroalimentare, date le eccellenze della tavola che possediamo. Altrimenti, come credete che Mantova, Viterbo e Matera hanno risollevato la propria economia?”.


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