Titolo: Berlinguer – La grande ambizione
Genere: dramma
Durata: 120 min
Regia: Andrea Segre
Sceneggiatura: MaRCO Pettenello, Andrea Segre
Musiche: Io sono un cane
Produzione Paese: Italia, Belgio, Bulgaria, 2024
Cast: Elio Germano, Paolo Pierobon, Roberto Citran, Elena Radonicich, Fabrizia Sacchi, Paolo Calabresi, Andrea Pennacchi, Giorgio Tirabassi, Stefano Abbati, Francesco Acquaroli, Pierluigi Corallo, Nocolav Danchev, […]
Il film che ha aperto, in concorso, la XIX edizione della Festa del Cinema di Roma 2024, racconta la vita pubblica e privata di Enrico Berlinguer negli anni settanta, dal 1973 al 1978, ovvero dall’attentato a Sofia, in Bulgaria, da cui per fortuna ne uscì incolume, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, fino al sequestro e l’uccisione dell’onorevole democristiano Aldo Moro da parte delle Brigate rosse. Furono gli anni che racchiudono la storia del popolo italianoe quella di un grande leader, per il quale la vita privata e la politica erano la stessa cosa. Berlinguer, dopo il colpo di Stato in Cile da parte del generale Pinochet, visse gli effettti della guerra fredda tra Occidente, capeggiata dagli USA, e l’Unione Sovietica, che avevano diviso mondo diviso in due. Conseguentemente, dissociatosi dal PCUS, tentò in quei cinque anni di far partecipare il PCI, di cui era segretario, con oltre dodici milioni di elettori pari al 33%, assieme alla DC, al governo per cambiare la storia d’Italia: Solo così,- diceva – percorrendo una via diversa, noi possiamo giungere al socialismo! Il caso, purtroppo, ci mise lo zampino dapprima con la violenta scomparsa di Moro e poi nel 1984 con la sua morte improvvisa causata da un infarto mentre teneva Padova un comizio. Berlinguer è stato un grande leader, uno di quelli che una tantum nella Storia umana si presentano, vivono, trascinano le masse per migliorarne lo stato vitale e poi scompaiono per sempre lasciando un vuoto incolmabile, un baratro da cui è difficile uscire e da cui è sorto il berlusconismo che ha determinato il precario stato politico e sociale dell’Italia a tutt’oggi.
Berlinguer è interpretato magnificamente da un eccellente e poliedrico Elio Germano con una verve singolare, affiancato da un cast di grande levatura artistica composto, tra gli altri, da Elena Radonicich (la moglie, Letizia Laurenti), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti), Roberto Citran (Aldo Moro), Andrea Pennacchi (Luciano Barca), Giorgio Tirabassi (alberto Menichelli), Paolo Calabresi (Ugo Pecchioli), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao), Fabrizia Sacchi (Nilde IOtti); ecc. “Berlinguer – La grande ambizione” è un racconto di quel mondo ormai lontano ma vicino al tempo stesso di chi lo ha vissuto, prima che se ne perda la memoria, da cui emerge la “forza del passato”, la sua possanza come recita Dante Alighieri nel Canto XXIII del Paradiso: “Quivi è la sapienza, e la possanza, ch’aprì le strade tra ‘l cielo, e la terra”, o come ha fatto recitare Pasolini nell’episodio “La ricotta” del film “RoGoPaG” (acrostico di Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti) (1963) che a suo tempo fu censurato: ”Io sono una forza del Passato./ Solo nella tradizione è il mio amore./ Vengo dai ruderi, dalle Chiese,/ dalle pale d’altare, dai borghi/ dimenticati sugli Appennini o le Prealpi,/ dove sono vissuti i fratelli./ Giro per la Tuscolana come un pazzo,/ per l’Appia come un cane senza padrone./ O guardo i crepuscoli, le mattine/ su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,/ come i primi atti della Dopostoria,/ cui io sussisto, per privilegio d’anagrafe,/ dall’orlo estremo di qualche età/ sepolta. Mostruoso è chi è nato/ dalle viscere di una donna morta./ E io, feto adulto, mi aggiro/ più moderno d’ogni moderno/ a cercare i fratelli che non sono più.” Andando al cinema a vedere questo prodigo ed emozionante film, da far vedere agli studenti delle scuole superiori per il suo contenuto storico fortemente formativo ed educativo, ho incontrato un’amica, che, uscendo dalla sala con gli occhi lacrimanti, mi disse “Ho pianto per la forte commozione derivata dal confronto tra come eravamo e per quel modo nobile di fare politica e come ci troviamo immersi oggi nello squallore politico più imo. Provo un grande sconforto”.
Enrico Berlinguer con la sua faccia pulita e il suo volto sempre sorridente esprimeva, infatti, il suo amore per la politica ma soprattutto per l’Italia e per il popolo italiano. Bagni di folla si formavano ai suoi comizi in cui ciò che diceva entrava profondamente nell’animo del lavoratori soprattutto. La sua morte segnò la fine di un sogno, il termine della grande ambizione determinando una svolta negativa della politica, deleteria per l’Italia di cui ancora oggi paghiamo le gravi conseguenze sociali.
Il regista Andrea Segre, figlio del compianto Ulderico, professore di Chimica e Fisica all’Università di Modena e Reggio Emilia, a cui dedicò il documentario Molecole (2020)” ad un’intervista sul film ha detto: “Grazie a tutte le persone che in questi tre lunghi e intensi anni di lavoro mi hanno permesso di entrare in silenzio e con rispetto nella vita di un uomo e di un popolo che hanno segnato un passaggio importante nella storia d’Italia e che il cinema di finzione italiano ancora non aveva raccontato. È stato un viaggio in un pezzo della nostra storia che non ho vissuto e che ho imparato a conoscere, ma anche la scoperta di un dialogo profondo che quella memoria inaspettatamente sa avere con le domande aperte del nostro presente e del nostro futuro. Grazie a Paola Malanga e alla Festa del Cinema di Roma che hanno offerto con entusiasmo uno spazio così prestigioso per presentare il film nato da questo incredibile viaggio.” Ed anche Elio Germano ha detto che: “Oggi si fa un gran parlare di leader, diciamo che non abbiamo un leader, ma siamo sicuri che serva davvero questo? Berlinguer era un segretario, era una persona che ascoltava molto e desumeva. In lui c’era una fatica quasi cristica del mettersi a disposizione, del portare il peso dell’essere quello che tira le fila, il senso di responsabilità verso le persone di cui era rappresentante. Ecco questo è un altro termine che la politica di oggi ha dimenticato.”
Filmografia
Una serie di documentari a partire da Lo sterminio dei popoli zingari (1998), e altri diciannove, fino a Pianeta in mare (2019), Molecole (2020), La Biennale di Venezia – Il cinema al tempo del Covid (2021), Po (2022). E, infine, i lungometraggi: Io sono Li (2011), La prima neve (2013), L’ordine delle cose (2017), Welcome Venezia (2011).
Francesco Giuliano
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