Trentacinque poligrafici de Il Tirreno trasferiti a Sassari, interviene Salvetti

"Si valutino soluzioni meno impattanti"

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LIVORNO – Il gruppo Sae proprietario della testata Il Tirreno ha ufficialmente aperto le procedure di trasferimento per 35 poligrafici da Livorno a Sassari. Da parte della categoria sono seguiti due giorni di sciopero, anche se Il Tirreno è uscito lo stesso in edicola benché senza le cronache. Questo pomeriggio ha preso posizione sulla questione da parte il sindaco Luca Salvetti: “Si valutino alternative meno impattanti – si legge nel comunicato – Stiamo seguendo con grande preoccupazione le vicende che riguardano Il Tirreno e i 35 lavoratori poligrafici coinvolti in un piano di riorganizzazione del lavoro e nella procedura di trasferimento di un ramo d’azienda pensato dal Gruppo Sae. Si tratta di scelte che in maniera evidente finiscono per sconvolgere la vita lavorativa e familiare di decine di persone che in poco tempo devono accettare di trasferirsi in Sardegna. In questi giorni ho interloquito con i sindacati che rappresentano i lavoratori poligrafici e con Vito Nobile incaricato dal gruppo di portare a termine la riorganizzazione. Insieme all’assessore al lavoro Federico Mirabelli abbiamo favorito l’incontro dei lavoratori anche con il presidente della regione Toscana Eugenio Giani. È necessario in questa fase proporre un approccio da parte si tutti i soggetti interessati che punti ad una gestione intelligente e sostenibile che non esasperi gli animi e le reazioni puntando a sfruttare al massimo le possibilità che questo settore propone per il lavoro a distanza che già viene praticato proprio da questi lavoratori. Chiediamo quindi al gruppo editore, che ha già ricordato che non ci saranno tagli al personale, di esplorare tutte le opportunità possibili per non stravolgere il percorso professionale dei poligrafici e la loro vita familiare. I posti di lavoro non sono a rischio ma è chiaro che un trasferimento immediato dalla Toscana alla Sardegna potrebbe costringere molti addetti a lasciare il lavoro autonomamente e per questo auspichiamo che si valutino concretamente soluzioni alternative e meno impattanti facendo ricorso allo smart working”.


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