Aleksandar Nikolic – per tutti Asa , il Professore – era un docente universitario a Belgrado ed allenatore vincente in ogni parte del mondo guidando squadre di club come Ignis Varese o la nazionale jugoslava, era un campione in tutto. Il Professore – così veniva soprannominato colui che all’Università ha insegnato per davvero – era un uomo tutto d’un pezzo incapace di farsi scalfire da agenti esterni e in grado di mantenere integra la sua rettitudine.. Veniva definito dal suo amico Aldo Giordani il Diavolo Bosniaco oppure l’Orso Bosniaco, era nato a Sarajevo. Quando l’ho conosciuto personalmente a Roma in un albergo del centro cittadino era tutto tranne che in un orso. A discapito di un aspetto all’apparenza burbero, nell’animo del Professore si celava un uomo gentile, disponibile, aperto a discutere e a mettere in discussione ogni pensiero. Aveva il grande pregio di cercare il dettaglio nei dettagli in modo da trasformare un evento casuale in un qualcosa di già visto. E la sua grande capacità era quella di trasferire questa visione ai suoi giocatori, in modo da permetter loro di saper gestire in campo ogni momento, arrivando al successo. Sono stato più volte a Bologna quando Nikolic allenava la Virtus Sinudyne per pubblicare come giovane editore il suo prezioso libro “La Selezione nella Pallacanestro”. Assistevo con interesse ai suoi allenamenti al PalaDozza a porte rigidamente chiuse. Il mitico e leggendario custode Amato Andalò, – vestito sempre in lungo grembiule nero d’ordinanza – era autorizzato a farmi entrare nel Madison del basket italico. Andalò era una vera e propria autorità cestistica, qualche bontempone bolognese affermava: “E’ lui che fa la formazione”. Gli allenamenti erano duri e intensi, Nikolic visto da me nel 1982-83 pretendeva tanto sia in campionato che in Coppa delle Coppe. Mi ha stupito quando ha fermato l’allenamento dicendo a Villalta di spostarsi di qualche centimetro portando un blocco nella posizione di post alto, Generali migliorava nel tiro dalla sua posizione preferita. Un perfezionista l’ottimo Asa che non amava i compromessi, neanche quando l’avvocato Porelli cercava di stuzzicarlo con qualche battutina dopo una sconfitta. Lui – tranquillo – continuava a fumare le inseparabili sigarette HB. Quando il prof incontrava in via Riva Reno il suo ex allievo nell’Ignis Varese dei trionfi Edoardo “Dodo Rusconi” – in quel momento era un coach avversario sulla sponda Fortitudo Bologna – era felice, lo stimava ed elogiava. Se Asa pontificava di basket si facevano le ore piccole, un uomo incredibile capace di inchiodarti sulla sedia per ore.
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