Albania : Andata e Ritorno. I giudici non convalidano i decreti. Il costo del progetto è di 800 milioni

40

Il tribunale di Roma non ha convalidato i decreti di trattenimento dei 12 migranti portati lo scorso mercoledì nel primo dei centri italiani di permanenza per il rimpatrio in Albania, voluti dal governo Meloni. In 16 erano arrivati nel centro da Lampedusa con la nave Libra della Marina Militare: dieci provenienti dal Bangladesh e 6 dall’Egitto. Quattro erano già stati rimandati in Italia perché non rientravano nei requisiti visto che erano minorenni. Ora tornano anche gli altri dal centro di accoglienza di Gjader.

I centri sono in Albania, ma risultato essere giurisdizione italiana. Devono essere le autorità italiane a svolgere tutte le procedure relative all’autorizzazione della detenzione amministrativa e all’esame delle richieste di protezione internazionale. Per questi 12 migranti lo ha fatto la questura di Roma emettendo un decreto di trattenimento che avrebbe poi dovuto essere convalidato dalla 18esima sezione del tribunale civile della capitale che è competente sull’immigrazione. La convalida non è arrivata.

Cosa succede adesso ai migranti?
La non convalida, arrivata con una procedura accelerata, ha come conseguenza che queste persone non possano essere trattenute in Albania e debbano tornare in Italia. Non possono restare nelle strutture e neanche essere liberi sul suolo albanese. Sabato 19 ottobre una nave della Marina Militare  li riporterà a Bari e saranno trasferiti in un centro di accoglienza. Il costo potrebbe arrivare a 80mila euro. Da qui, entro due settimane, potranno presentare ricorso per ottenere la protezione internazionale.

Perché il tribunale non ha convalidato il provvedimento
I giudici di Roma scrivono che «i due Paesi da cui provengono i migranti, Bangladesh ed Egitto, non sono sicuri anche alla luce della sentenza della Corte di Giustizia europea». Invece in Albania possono andare solo migranti provenienti da paesi sicuri. Mancherebbe dunque il titolo in base al quale i migranti potevano essere trattenuti in Albania. «I provvedimenti adottati hanno analizzato le specificità di ciascuna richiesta» ha spiegato la presidente di sezione del tribunale di Roma Giuliana Sangiovanni.

I dubbi sul sistema
Il primo trasferimento è caduto su uno dei punti che ponevano dubbi fin da quando il provvedimento era stato presentato. Il piano da oltre 600 milioni in cinque anni prevede che i rimpatri possano avere una procedura accelerata per i cittadini dei Paesi considerati «sicuri». Sono però pochissimi perché una sentenza della Corte di Giustizia Europea ha stabilito che in queste nazioni tutte le categorie di individui non abbiano discriminazioni. Sono appena 22. A questo si aggiunge il fatto che in Albania possano arrivare soltanto persone non vulnerabili. Non possono esserci donne e bambini.

Reazioni
Immediata la reazione della Lega: «I giudici pro immigrati si candidino alle elezioni ma sappiano che non ci faremo intimidire». C’è anche quella di Fratelli d’Italia: «La sinistra giudiziaria aiuta quella parlamentare». Dal Pd subito le parole di Elly Schlein che torna su una posizione già sostenuta: «Abbiamo presentato un’interrogazione sui costi per l’Albania, c’è un danno erariale». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto: «Rispettiamo la decisione dei giudici, presenteremo ricorso». La premier Giorgia Merloni ha annunciato una riunione del consiglio dei ministri per lunedì: «Approveremo norme per superare questo ostacolo. Non spetta alla magistratura dire quali sono mi Paesi sicuri ma al governo».


News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.