SABAUDIA – Molto rumore in campo politico sta generando a Sabaudia la mozione di censura avanzata dai consiglieri di maggioranza, Fogli, Gallucci e Garrisi, nei confronti del consigliere dem di minoranza, Giancarlo Massimi, con l’accusa “di aver pubblicato sui social media contenuti che evocano simboli e slogan legati ad un passato di estremismo e violenza”. Che dal suo canto, con apposita missiva, investe della questione il Prefetto di Latina. 

Non certo per entrare nel merito dei contenuti dell’atto “che – come scrive lo stesso Massimi – appaiono frutto di un tentativo di delegittimazione di un esponente politico di minoranza che in questi due anni ha caratterizzato la sua netta contrapposizione, nei limiti del rispetto delle istituzioni”, ma solo per richiedere l’autorevole intervento del Prefetto su alcune questioni di carattere generale. Anche se lui, Massimi, tiene a precisare che non avrebbe “alcun timore di affrontare la discussione in aula anzi, al contrario sarei felice di farla così da replicare in quella sede ad un coacervo di affermazioni in aperta violazione con l’ordinamento democratico”.

E giù la citazione di una serie di articoli di legge e sentenze a sottolineare l’inosservanza delle norme che regolano il funzionamento del Consiglio Comunale.

“La caratteristica della mozione presentata – aggiunge l’esponente del Pd – appare del tutto estranea all’ordinamento e ai pareri dello stesso Ministro dell’Interno. Infatti interviene sulla libertà di espressione, sancita dall’articolo 21 della Costituzione, di un consigliere comunale con una mozione che ‘censura e diffida’ dall’assumere opinioni personali (peraltro il regolamento di funzionamento del Consiglio non prevede atti di censura e questo vale soprattutto per comportamenti che rilevano fuori dagli ambiti della propria attività amministrativa) e al contempo ‘diffida a rimuovere’ (ambito di competenza del giudice penale) le condivisioni a dei post che, come potrà leggere, afferiscono ad opinioni personali su argomenti propri del dibattito politico nazionale (Ponte sullo Stretto) o l’invito a vedere programmi sulle reti della TV pubblica. Questo sì in violazione dell’articolo 21 della Costituzione limitando, di fatto, le libertà costituzionalmente protette, introducendo una fattispecie sanzionabile dal codice penale a carico dei sottoscrittori o degli eventuali votanti”.

“Appare del tutto evidente – considera il capogruppo consiliare dem – la violazione dell’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea che recita: ‘Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera’; dell’articolo 21 della Costituzione: ‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’. La mozione presentata, oltre che il tentativo di imbavagliare le idee di un consigliere comunale (nel caso si tratta della condivisione di post informativi di iniziative) nello svolgimento della propria carica elettiva che ha sollevato più volte su diversi provvedimenti questioni di trasparenza amministrativa (da ultimo la segnalazione sul potenziale conflitto di interessi del vicesindaco inoltrata anche a lei), appare chiara la limitazione della libertà del pensiero censurando, tra l’altro, un ipotetico comportamento che nulla a che vedere con l’attività amministrativa né, tanto meno, con lo Stato di diritto”.


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