Ialongo e Miele: “Il D’Annunzio non va svenduto”

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“LBC va dritta dritta verso la concessione del teatro D’Annunzio. L’assessore Di Muro ci vuole far credere che dando il teatro a un altro, ci sarà una gestione pubblico-privata. Noi vorremmo chiamarla con il suo nome, è una esternalizzazione, senza giri di parole”, a dirlo sono Giorgio Ialongo e Giovanna Miele al termine della Commissione Cultura in cui la maggioranza ha approvato l’integrazione al Documento Unico di Programmazione (DUP) per introdurre la gestione privata del Teatro di Latina. “Ci dicono che il Comune non può gestire il teatro, perché ci vuole il personale, il direttore artistico, il direttore amministrativo, perché va fatta manutenzione, va pulito, va riordinato, poi chi viene è incivile e sporca pure. Tutto questo costa 700 mila euro. Il Comune non se lo può permettere. Ma quale privato verrà mai ad investire una cifra simile? – si chiedono Ialongo e Miele – E, visto che oggi in Commissione è stato detto che ci sono 100 mila euro per il teatro, perché non possiamo provare noi come Comune e gestore pubblico a mettere in piedi una stagione teatrale? Potremmo ridare dignità a uno dei luoghi patrimonio della città, la culla della cultura. Invece no, affidiamolo a un privato, anche se non capiamo quale privato sia disposto ad investire 700 mila euro. Se il Comune ha in mente qualcuno, ci piacerebbe conoscerlo. Un teatro importante come quello  di Latina deve essere l’orgoglio della comunità tutta, e deve essere centrale per lo sviluppo della cultura e della città. Per noi il D’Annunzio è il salotto della città e non va svenduto! Nel passato abbiamo visto a Latina grandi stagioni teatrali, con compagnie di prestigio, attori famosi del panorama nazionale e internazionale e direttori artistici di fama. Non era un’utopia, era Latina. Dunque, perché non riprovarci? Attendiamo ora il dibattito in Consiglio, ma su questo tema non abbasseremo l’attenzione”.


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