LIVORNO- Il mercato coperto è in crisi, ci sono quaranta banchi sfitti su centosessanta, in molti non ce la fanno ad essere in regola con le concessioni, i clienti mancano e le aperture pomeridiane e serali stentano a decollare, come le attività collaterali, culturali e musicali. La gestione del mercato è a totale appannaggio dell’amministrazione comunale che detiene il potere decisionale sulle nuove attività e le assegnazioni dei banchi. Sono in molti a chiedere un rinnovo delle forze, energie fresche, iniziative, soprattutto nell’ottica di rivalutazione in senso turistico e culturale del centro storico e in particolare maniera di via Buontalenti, piazza Cavallotti e di tutta l’area mercatale, cuore pulsante del centro cittadino. Gli uffici gestionali dell’amministrazione, un tempo siti al secondo piano del mercato, oggi sono in un’altra sede, e manca il contatto diretto sul posto di chi “comanda”. Le ricadute sono sulla manutenzione dell’immobile, la sicurezza e su altre mille dinamiche che potrebbero essere migliorate, dall’acqua che entra quando piove, al servizio di smaltimento dei rifiuti, fino a tutte le altre cose che “non funzionano” e che non permettono al mercato livornese, il più grande d’Europa dopo la Bouqueria di Barcellona, di spiccare il volo. Come vincere la concorrenza dei grandi centri commerciali e dei supermercati e come attrarre i turisti? Una risposta starebbe nel valorizzare prodotti tipici locali e turismo enogastronomico, utilizzando strategie finger food, cibo d’asporto e somministrazione diretta. Ma ancora poco è stato fatto. In più la tegola più pesante è l’assenza ormai da anni dell’emanazione di un nuovo bando di assegnazione per i nuovi banchi da parte dell’amministrazione per chi vorrebbe aprire una nuova attività. Tutto fermo quindi, e senza ricambio, è difficile che qualcosa possa cambiare. Le attività storiche continuano a tirare la carretta, ma la fatica è tanta, sia per incassare e sopravvivere e sia ovviamente anche per lavorare, perché nonostante le polemiche sugli orari di apertura, chi lavora da anni all’interno del mercato e lo mantiene vivo, deve svegliarsi per aprire anche alle quattro del mattino ogni giorno. Una soluzione radicale potrebbe essere quella di privatizzare il mercato livornese, come hanno fatto per il mercato di San Lorenzo a Firenze, dove gli imprenditori gestiscono 3 mila metri quadrati di spazi riqualificati sul primo piano della struttura con più di 20 attività artigianali, botteghe, eventi ed iniziative. La struttura del mercato di San Lorenzo è simile a quella del mercato livornese per tipologia architettonica e epoca di costruzione, ma grande la metà. Da tempo l’ipotesi privatizzazione naviga di bocca in bocca anche a Livorno ma a livello istituzionale sembra che nessuno la voglia. Su questo tema, data anche la nascita del Consorzio del Mercato delle Vettovaglie che prevede l’iscrizione obbligatoria dal prossimo anno per tutte le attività, siamo andati ad ascoltare il parere del presidente del Consorzio Luigi Sena, di ritorno dalle vacanze in Sardegna, con poca voglia di parlare e molto lavoro da fare: “Sono appena tornato dalle ferie e ho la scrivania piena di carte e una marea di impegni. Il mercato centrale non potrà mai essere privatizzato perché è un bene che appartiene al patrimonio del comune, non lo prenderemmo in gestione neanche se ce lo dessero a zero euro”.
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