L’angolo delle curiosità: Dante Alighieri

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La curiosità è la sete naturale che mai non sazia.                                                   (Dante Alighieri)

          Su idea di Paolo Di Stefano, editorialista del “Corriere della Sera”, è stato creato il Dantedì. Il giornalista lanciò per primo questa iniziativa in un suo articolo nel giugno 2017; così il 25 marzo è diventata in Italia ufficialmente, a partire dal 2020, la giornata di celebrazione del sommo poeta.

          Il poeta russo Osip Mandel’stam (1891-1938), come Primo Levi ad Auschwitz, portò con sé, nel carcere, Dante anche materialmente. Fu una fratellanza ardente, certamente poetica, ma anche di vita per l’esilio, per la condizione di proscritto, di messo al bando. Primo Levi e Osip Mandel’stam scesero agli inferi sulle spalle del sommo poeta.

          Nel panorama della cultura occidentale Dante Alighieri, vissuto in una epoca ricca e complessa quale fu quella medievale, è stato un appassionato autore di testi squisitamente politici che hanno lasciato una traccia importante nella riflessione dei secoli successivi.

          Tra le opere di maggior successo di Gustave Dorè, nato a Strasburgo il 6 gennaio 1832 e morto a Parigi nel 1883, artista poliedrico, incisore, pittore e scultore, è da ricordare l’illustrazione con 135 incisioni della Divina Commedia.

Di Dante Alighieri non abbiamo alcun autografo. I suoi versi furono trasmessi con errori fin dalla prima diffusione e la punteggiatura al suo tempo non esisteva, per cui i segni di virgola, punto, virgolette ecc. sono stati introdotti dagli editori moderni.

Condannato con l’esilio a vita Dante fu costretto ad abbandonare la moglie Gemma Donati ed i figli. Iniziò un lungo e sofferto peregrinare presso diverse corti italiane: dai Malaspina, signori della Lunigiana, a Verona presso gli Scaligeri, fino a morire il 14 settembre 1321 a Ravenna (dove fu infatti sepolto), mentre era ospite dei nobili da Polenta.

Dante, “profeta di speranza” nel Purgatorio indica un cammino difficile, ma pieno di senso, verso il compimento di sé. Nella seconda cantica del capolavoro dantesco il poeta narra l’ascesa al monte del Purgatorio, a una montagna dove avviene un cammino (fatto di domande e di problemi irrisolti) di conversione e di purificazione e di compimento di sé. Il Purgatorio ruota sul tema della misericordia e del perdono.

In una recente intervista il poeta e cardinale, Josè Tolentino Mendonça, afferma: «Dell’amore Dante continua ad avere ragione, perché ci dice quello che ci dice il nostro cuore»: è sempre «l’amor che move il sole e l’altre stelle».

Le parole di Dante dedicate alla lupa, una delle tre fiere infernali, sono icastiche per illustrare la brama che dovremmo sedare non accontentandola ma combattendola: «Ha natura sì malvagia e ria/ che mai non empie la bramosa voglia, / e dopo ‘l pasto ha più fame che pria (Inferno I, 97-99).

Dante nel Convivio scrive: «Parlare di sé stessi è lecito a due condizioni: quando si tratti di difendersi dall’infamia, e cioè dalla cattiva fama cui ci espongono le circostanze, o a fini di ammaestramento, allorché risulti utili addurre la propria esperienza personale.

Una chiave di lettura della Commedia viene fornita da Dante nel Convivio dove scrive che l’opera può essere interpretata e analizzata secondo quattro aspetti: quello letterale, quello allegorico, quello morale e quello anagogico. Letteralmente il poema racconta il viaggio nell’aldilà; allegoricamente la redenzione simbolica porta il poeta dalla “selva oscura”, cioè il peccato, alla salvezza della luce eterna del Paradiso. Dal punto di vista morale l’opera è piena di ammonimenti ed inviti a condurre una vita pura e serena, lontano dalle tentazioni; dal punto di vita anagogico, cioè sovrasenso, si riferisce ai continui rimandi, nei versi, a citazioni bibliche che simbolicamente istruiscono l’uomo affinché  possa elevarsi spiritualmente ed avvicinarsi a Dio.

 

 

 

 


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