La città che cambia.
La responsabilità della cosa pubblica.
Vivere tra bellezza ed abbandono.
Fare della cultura idea di impresa.
Dialogare con chi resta e per chi resta, regalare una speranza di rinascita.
Le città cambiano nella misura in cui cambiano i residenti.
Si adattano vivono e muoiono con loro.
Le responsabilità della cosa pubblica pesano a tutti i livelli, e non è certamente un esercizio facile.
Cultura di impresa?
Quale impresa? I piccoli sono spariti o non tramandano più le loro esperienze, per mancanza di apprendisti. I grandi? E con quali incentivi e a quali costi e con quali infrastrutture?
Dialogare sempre con chi ha la forza e la speranza di restare, regalando a tutti una speranza di rinascita.
Ma la rinascita deve concretizzarsi con la spinta della necessità, del sudore, della voglia di regalare ai prossimi una vita diversa da quella vissuta.
Posa le sue basi sulla Cultura, sul pensiero, sulla riflessione, sulle amarezze, sulle ristrettezze.
Sulla voglia di fare. Un verbo molto spesso dimenticato.
Oggi si enfatizza la finanza a scapito dell’economia.
Si enfatizza il reddito a discapito del lavoro.
Oggi salutare uno sconosciuto per strada crea reazioni insolite, e così siamo tutti estranei. Mentre dovremmo essere una comunità viva e pulsante.
Pulsante? Si!
Di quel fuoco, di quel ardore che si definisce con una parola e con un verbo: DIGNITA’ e FARE.
Non ho simpatie politiche, eseguo analisi.
Vivo nella segreta speranza di incontrare uno Statista e non politici, se pur bravi.
Ma poi, non sono molto sicuro che uno Statista si potrebbe fermare a parlare con un piccolo uomo come me.
Se mai vi dovessi incontrare, continuerò a salutarvi.
Per cortesia non chiamate il centro di sanità mentale, grazie.
Con la stima di sempre,
Marco Isone.
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