Titolo: Profeti
Genere: drammatico
Durata: 109 min
Regia: Alessio Cremonini
Sceneggiatura: Alessio Cremonini, Monica Zapelli
Produzione Paese: Italia, 2022
Cast: Jasmine Trinca, Isabella Nefar, Ziyad Bakri, Mehdi Meskar, Omar El- Saeidi, Marco Horanieh, Donato Demita, Orwa Kulthoum, […]
Sara (Jasmine Trinca) è una giornalista italiana che si trova in Siria come corrispondente per documentare la cruenta guerra civile in atto. Durante un reportage viene rapita dalle forze dell’ISIS e, dopo essere stata sottoposta ad un interrogatorio veemente e duro dal leader (Ziyad Bakri), viene tenuta prigioniera nell’abitazione del combattente jihad Abdullah (Mehdi Meskar), che è all’interno di un campo di addestramento. Durante i cinque mesi circa di detenzione, Sara coabita con Nur (Isabella Nefar), la moglie di Abdullah, la quale, per volere del Califfato il cui scopo è quello di riunire in un unico Stato la Siria e l’Iraq, ha tutto il tempo per fare convertire Sara all’islamismo. Un espediente questo del regista che gli serve per mettere a confronto due donne appartenenti rispettivamente a mondi di culture diametralmente opposte. Sara è una donna forte, convinta delle sue convinzioni, tant’è che il suo manifesto ateismo deriva dal fatto che se esistesse un Dio non ci sarebbe un male così diffuso nel mondo e dall’idea della libertà connaturata alla sua ferma personalità. Nur, invece, è un’islamica sunnita convinta, che non sa cosa significhi libertà, tant’è che la prima cosa che ordina, anche se con garbo, alla sua ospite: D’ora in poi obbedirai a delle regole, meglio che tu non le infranga. È proibito aprire le finestre o uscire dalla casa, non puoi imprecare, non puoi cantare, non puoi pregare il tuo Dio, manifestando poi di non poter comprendere come Sara possa non credere. Come puoi dirlo con tanta sicurezza? le risponde Nur, perdurando nel contempo e nell’intento di convertirla all’Islam. Sara, invece, non riesce a spiegarsi come mai una donna istruita come Nur, oltretutto vissuta a Londra, possa essere asservita all’uomo completamente e possa credere nell’Islam – nella “sottomissione” senza “se” e senza “ma”, in tutto e per tutto, e senza metterne in discussione i dogmi, e come possa parlare di amore se l’amore limitato dalla fede non è vero amore? Sara è convinta che l’Islam, calpestando i diritti delle donne e inseguendo il sogno di costituire un califfato, mostra di essere un vero e irreversibile disastro, disumano e inaccettabile, basato sull’odio, sulla violenza e sulla vendetta, al di fuori di ogni etica. A proposito di quanto esplicitato citare il filosofo Eugenio Lecaldano (Un’etica senza Dio, Laterza, 2006) dà un significato razionale all’etica e al giustificato ateismo di Sara perché: Un’etica che trova il suo fondamento in un Dio inteso come causa prima o Autore della Natura non può essere universale perché escluderebbe gli atei, mentre è evidente che se l’etica deve essere una risposta alla comune umanità di tutti noi non deve escludere nessuno. … Non solo non è vero che senza Dio non può darsi l’etica, ma anzi è solo mettendo da parte Dio che si può realmente avere una vita morale. Solo colui che è agnostico o ateo può effettivamente porre al centro della sua esistenza le richieste dell’etica, e solo colui che è senza Dio può attribuire alla morale tutta la portata e la forza che essa deve avere sia nelle scelte che riguardano la sua propria esistenza, sia in quelle che riguardano l’esistenza altrui. … L’ateismo è la cornice concettuale più favorevole all’affermarsi di una moralità. … il credere o no in Dio e in quale Dio sarà faccenda pertinente alla sfera privata. E senza dubbio risulta necessario riportare anche il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (Anticristo. Maledizione del Cristianesimo, Adelphi, 1998), che può essere esteso a tutte le religioni, esplicitandone il senso: Ciò che ci divide non è il fatto che noi non troviamo nessun Dio, né nella storia, né nella natura, né al di là della natura, ma che quello che è stato adorato come Dio noi non lo troviamo affatto ‘divino’, ma al contrario pietoso, assurdo, dannoso; non solo perché è un errore, ma perché è un crimine contro la vita.
In Profeti è brillante e significativa la performance di Jasmine Trinca che, attraverso i suoi sguardi tormentati, i suoi silenzi, i suoi timori, la sua attesa disperata, i dialoghi arditi senza remore, i suoi primi piani che evidenziano la sofferenza e la paura percepite, riesce con incisività ad esplicitare allo spettatore il suo continuo e travagliato sentire. Anche Isabella Nefar dimostra nel suo ruolo di essere perfetta nel saper celare i suoi reconditi intendimenti mostrando alla sua ospite tutt’altra faccia al fine di arrivare all’obiettivo che le è stato assegnato. Significativa ed esemplare, a riguardo, è la sequenza del lavaggio delle mani e della braccia di ambedue le antagoniste, che trasmette l’insorgere di un rapporto empatico voluto che cela tutt’altro, la veridicità delle loro azioni: Sara che vuole mostrare di cedere per fuggire da quel mondo disumano e Nur che invece vuole raggiungere il suo obiettivo.
Profeti è stato vincitore del Black Panther Award alla XXXII edizione del Noir in Festival 2022 di Milano.
Filmografia
Una famiglia per caso (TV, 2003), La notte breve (TV, 2005), Border (2013), Sulla mia pelle (2018).
Francesco Giuliano
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