Titolo: Dante
Regia: Pupi Avati
Soggetto: Giovanni Boccaccio (dal libro: Trattatello in Laude di Dante)
Sceneggiatura: Pupi Avati
Musiche: Lucio Gregoretti, Rocco De Rosa
Produzione Paese: Italia, 2022
Cast: Sergio Castellitto, Alessandro Sperduti, Carlotta Gamba, Enrico Lo Verso, Nico Toffoli, Erika Blanc Alessandro Haber, Mariano Rigillo, Paolo Graziosi, Leopoldo Mastelloni, Patrizio Pelizzi, Rino Rodio, Valeria D’Obici, Romano Reggiani, Patrizia Salis, Giulio Pizzirani, Gianni Cavina, Milena Vukotic, Morena Gentile, Cesare Cremonini, Sofia Vittoria Renzi, […]
Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto), a cui va il merito di aver tramandato ai posteri la Divina Commedia e la biografia di Dante Alighieri, narra nel film Dante, diretto dal regista Pupi Avati, la vita del Sommo Poeta (Alessandro Sperduti, Dante da giovane; Giulio Pizzirani, Dante da adulto) esaltandone l’aspetto profondamente umano, caratterizzato da sensualità, passionalità, sessualità, violenza, sopraffazione, aspetto che non è messo in evidenza tra i banchi di scuola e che lo avvicina al nostro tempo, a noi tutti, rendendoci partecipi del suo essere innanzitutto uomo. Boccaccio mette in atto la sua incontenibile devozione per Dante ventinove anni dopo la sua scomparsa, quando viene incaricato di recarsi a Ravenna per dare alla figlia, suor Beatrice (Valeria D’Obici), la somma di dieci fiorini d’oro come “risarcimento tardivo dell’ingiustizia patita” che era stato provocata al padre, costretto a scappare da Firenze per le sue idee politiche.
Cavalcando l’altr’ier per un cammino, pensoso de l’andar che mi sgradia, trovai Amore in mezzo de la via in abito leggier di peregrine – recita Boccaccio, quando intraprende il viaggio, sofferto soprattutto perché affetto da scabbia, verso la meta assegnatagli, questi versi della Vita nova, il diario di amore di un ragazzo che a nove anni incontra la fanciulla Beatrice (Carlotta Gamba), sua coetanea che è ne’ suoi atti gentilesca e piacevole molto, con costumi e con parole assai più gravi e modeste che il suo picciolo tempo non richiedea; e, oltre a questo, aveva le fattezze del viso dilicate molto e ottimamente disposte, e piene, oltre alla bellezza, di tanta onesta vaghezza, che quasi una angioletta era reputata da molti, e che rivede a diciotto anni. Dante se ne innamora subitamente, descrivendo questo suo amore con una dovizia di finezze e di accuratezza e di acribia con attenzione e gentilezza, scavando nella propria interiorità sentimentale e sospirando magistralmente la sua sincera passione in uno dei sonetti più belli e famosi: Tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia quand’ella altrui saluta,/ ch’ogne lingua deven tremando muta,/ e li occhi no l’ardiscon di guardare.//Ella si va, sentendosi laudare,/ benignamente d’umiltà vestuta;/ e par che sia una cosa venuta/ da cielo in terra a miracol mostrare.// Mostrasi sì piacente a chi la mira,/ che dà per li occhi una dolcezza al core,/ che ’ntender no la può chi no la prova:// e par che de la sua labbia si mova/ un spirito soave pien d’amore,/ che va dicendo a l’anima: sospira.
Lungo questo viaggio peregrino, Boccaccio conosce molte persone – Donato degli Albanzani (Enrico Lo Verso), l’abate di Vallombrosa (Alessandro Haber), Alighiero di Bellincione (Paolo Graziosi), ecc. – che hanno incontrato e avuto a che fare con Dante. Da costoro Boccaccio viene a sapere le particolari circostanze e gli eventi significativi vissuti da Dante grazie ai quali ne scrive la biografia nel suo “Trattatello in laude di Dante”, dove ne evidenzia i fatti più salienti e incisivi. Tra questi, Boccaccio scopre anche la profonda amicizia che legava Dante a Guido Cavalcanti, il quale però se ne distaccò per la diversità di idee politiche e di valori sentimentali, qual è l’amore, quell’amor che move il sole e l’altre stelle, che Guido considerava un accidente crudele e irrazionale che conduce l’uomo soltanto ad immaginare e a distaccarsi dalla realtà.
Boccaccio arriva dunque a Ravenna, per fare conoscenza di Suor Beatrice, la quale però rifiuta l’incontro perché odia tutti i fiorentini, colpevoli di aver esiliato e rovinato la vita a suo padre. Boccaccio le fa sapere di aver compiuto quel viaggio impegnativo e arduo non per i fiorentini, ma per il profondo rispetto e la sincera affezione che sente nei confronti di Dante che considera pari ad un padre, in quanto grazie a lui è diventato poeta. Con grande sorpresa Suor Beatrice gli concede allora un incontro segreto e, quando questo avviene, dalle prime parole tra i due si instaura subito una consonanza emotiva che spinge Suor Beatrice a ricordarsi di suo padre Dante capace di fare vera poesia conoscendo anche “il vero nome di tutte le stelle”. E non soltanto, ma anche di tutto e di tutti i personaggi famosi dell’epoca che descrive nella Divina Commedia con grande accuratezza e precisa differenziazione evidenziandone i pregi o i difetti.
Pupi Avati per scrivere questo film ha fatto una ricerca durata circa venti anni, da cui ne è derivata questa grande opera d’arte, un gioiello della cinematografia italiana, grazie ad una ricostruzione fedele, scenografica e poetica, capace di creare nello spettatore un’improvvisa contaminazione percettiva – ne è espressione sinestetica la fantastica danza delle sorelle di Francesco Oliviero o l’uso del chiaroscuro o ancora i costumi e l’ambientazione accurata di quei tempi “oscuri” che avrebbero costituito le basi del Rinascimento – che contribuisce a fare scoprire l’interiorità di quell’essenza umana sconosciuta di Dante Alighieri che, con i suoi pregi e difetti, lo rende ancora più vivace, attualissimo e lo fa amare, oltre che come poeta, soprattutto come uomo.
Francesco Giuliano
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